Giulia Tramontano, la difesa di Alessandro Impagnatiello ricorre in appello contro l'ergastolo per smontare le aggravanti di premeditazione e crudeltà
Alessandro Impagnatiello non si arrende all’ergastolo incassato in primo grado per l’omicidio della compagna incinta al settimo mese, Giulia Tramontano, e attraverso la sua difesa presenta ricorso in appello. La speranza dell’ex barman 32enne è quella di una riduzione di pena attraverso la “demolizione” delle contestazioni di premeditazione e crudeltà, le due aggravanti che hanno pesato come macigini nella sentenza emessa a suo carico nel novembre scorso dalla Corte d’Assise di Milano.
Secondo gli avvocati che lo assistono, Giulia Geradini e Samantha Barbaglia, nessuna delle due si configurerebbe nello spettro dell’azione omicidiaria di Impagnatiello. Nonostante le 37 coltellate inferte alla vittima, la lenta agonia e la verosimile consapevolezza che stesse perdendo anche il bimbo che portava in grembo, e nonostante i reiterati tentativi di avvelenare Giulia per mesi con del topicida, per i legali dell’imputato non vi fu una condotta atta a provocare ulteriori sofferenze e non fu un delitto premeditato. Già nell’arringa finale si era delineato l’orizzonte da seguire per un secondo grado di giudizio: per la difesa, Alessandro Impagnatiello agì “grossolanamente” in una dinamica che “mal si concilia” con il ritratto di lucido assassino, pianificatore e scacchista dipinto dall’accusa.
Giulia Tramontano, così Alessandro Impagnatiello spera di scampare al fine pena mai
È così, a colpi di ricorsi, che Alessandro Impagnatiello spera di scampare al fine pena mai dopo la condanna all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa il 27 maggio 2023 a Senago (Milano) mentre era al settimo mese di gravidanza. Con lei è stato ucciso anche il bimbo che portava in grembo, Thiago.
Secondo i giudici della Corte d’Assise, che hanno accolto la richiesta dell’accusa, si trattò di un femminicidio premeditato e portato a termine con crudeltà. Alessandro Impagnatiello colpì la vittima con decine di fendenti nella loro abitazione, dopo il crollo della sua doppia vita (aveva un’altra relazione parallela) e non pago avrebbe poi tentato di distruggere il corpo di Giulia Tramontano bruciandolo prima nella vasca da bagno, poi in garage. Se ne sarebbe poi disfatto gettandolo in una intercapedine dietro alcuni parcheggi non lontano dal teatro del delitto per mettere in scena il suo maldestro depistaggio, con la simulazione di un allontanamento volontario apparso fin da subito inverosimile.
