Alessandro Impagnatiello ha perso la libertà, ma evidentemente non le parole dopo l’efferato crimine commesso e la condanna all’ergastolo incassata pochi giorni fa in primo grado per l’omicidio di Giulia Tramontano. Nelle scorse ore ha rotto il silenzio e, con una lettera inviata alla trasmissione radiofonica La Zanzara di Giuseppe Cruciani, si è lamentato del “processo mediatico” e delle “vittime collaterali” della tv (la sua famiglia e il figlio di 9 anni nato da una precedente relazione che, scrive il condannato, “porta sulle sue fragili spalle il cognome di quel mostro dei vostri titoli“) allungando pesantissime accuse contro media e magistrati.
Parla di una “gogna” alla quale, forse dimentica, lui stesso si è esposto quando ha deciso di uccidere brutalmente la compagna, incinta al settimo mese, e il loro bimbo Thiago, mai nato e mai menzionato neppure di striscio nella missiva choc trasmessa in radio. La sensazione è che ancora una volta centri tutto su se stesso e faccia finta di non capire la gravità di quanto commesso. Un’atrocità che, in modo ineluttabile, è diventata materia di dibattito e riflessione dal 27 maggio 2023 tra televisione, web e carta stampata. Giulia Tramontano è stata assassinata con 37 coltellate dopo mesi di tentativi di avvelenamento da parte di Alessandro Impagnatiello che, per disfarsi di lei e del figlio che portava in grembo, aveva cercato di portare a termine il suo piano somministrandole del topicida nei cibi e nelle bevande. Poi l’atto finale con il delitto avvenuto nella loro casa di Senago, in provincia di Milano, seguito da un maldestro quanto plateale tentativo di depistaggio e dal duplice tentativo di bruciare il cadavere (prima nella vasca da bagno e poi in garage) fino all’occultamento del corpo dietro ad alcuni box auto non lontano dalla scena del crimine.
Il contenuto della lettera di Alessandro Impagnatiello a Giulia Tramontano
Il processo di primo grado a carico di Alessandro Impagnatiello, reo confesso e riconosciuto dai giudici milanesi quale assassino di Giulia Tramontano, si è chiuso pochi giorni fa con l’ergastolo. Imputato di omicidio volontario, interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere, gli sono state riconosciute tre delle quattro aggravanti contestate dall’accusa (esclusi i futili motivi): premeditazione, crudeltà e aver ucciso la convivente. Per aver ucciso il figlio Thiago nel grembo materno, Alessandro Impagnatiello ha incassato una condanna ulteriore a 7 anni di reclusione e a ciò si sommano 3 mesi di isolamento diurno. Nonostante l’orrore di cui si è macchiato, lancia strali dalla cella per difendere i propri parenti dalla gogna mediatica a cui tv, pm e giornalisti “cattivi” li avrebbero costretti a suon di servizi televisivi, articoli di giornale e udienze fissate in giornate simbolo a suo dire per sollecitare la rabbia del “pubblico da casa” contro “il mostro”.
“Le prime parole sono esclusivamente per te Juliet. Perché dentro me non cesserai mai di splendere – scrive Impagnatiello –. Per quanto inutili ed imbarazzanti siano, ti porgo nuovamente le mie scuse. Mi manchi“. Liquidato il suo “pentimento” in poche righe, il detenuto precisa di voler “porre l’attenzione” su altre questioni, cioè sulla “tv e le sue vittime collaterali” con un passaggio che suona quasi come una sfida al sistema dell’informazione e a quello giudiziario: “In questo ultimo anno e mezzo è stata trasformata una situazione drammatica in un crudo teatro per la sola soddisfazione del pubblico da casa (…)“. Si duole, Alessandro Impagnatiello, del fatto che la sua famiglia si sia trovata costretta a dribblare l’attenzione della stampa e a “dover scappare” dai giornalisti. “Avete mai pensato a mio figlio di 9 anni che porta sulle sue fragili spalle il cognome di quel mostro dei vostri titoli?“, chiede con tono tagliente, senza però menzionare in alcun modo Thiago, il bimbo che la compagna portava in grembo e a cui lui stesso ha spento la vita prima di venire al mondo. “Vorrei tanto essere l’ultimo caso mediatico, ma a quanto pare siete più interessati al guadagno. Questa è la ‘banalità dei media’“, sentenzia Impagnatiello dalla sua cella con un riferimento neanche troppo velato alla “banalità del male” citata dai pm a processo nella requisitoria a sostenere l’accusa a suo carico.
I genitori di Giulia Tramontano condividono un post dopo la lettera: “Miserabile”
Subito dopo la diffusione della lettera di Alessandro Impagnatiello attraverso i microfoni de La Zanzara, i genitori di Giulia Tramontano, Loredana Femiano e Franco Tramontano, hanno condiviso un post di Milo Infante rivolto all’assassino della loro figlia.
Si tratta dell’immagina di un roditore accompagnata dalle seguenti parole: “Sei un miserabile. No, non la pantegana. Tu“. Il riferimento è alla versione sostenuta dall’assassino della 29enne prima di essere smascherato, quando ai carabinieri, videoripreso durante un sopralluogo nell’appartamento della coppia a Senago, il giorno dopo il delitto giustificò la presenza del topicida nel suo zaino dicendo che gli servisse per tenere lontani “i panteganoni” che lo avrebbero infastidito mentre fumava “le canne” in piazza Croce rossa.