Maturità 2025, traccia svolta A2: lo svolgimento dell'Analisi del testo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa tratto da “Il Gattopardo”
Prima Prova della Maturità 2025: ecco qui di seguito la traccia svolta per l’Analisi del testo A2, il brano di Giuseppe Tomasi di Lampedusa tratto da “Il Gattopardo”; mentre se foste interessati a leggere le altre tracce svolte della Prima prova ecco la diretta live dell’Esame di Maturità su “IlSussidiario.net”
La visita di Angelica nella residenza dei Salina
Il brano di Tomasi di Lampedusa narra e descrive la visita di Angelica, figlia di don Calogero, presso la residenza estiva della famiglia Salina, in questo caso rappresentata dalla persona di don Fabrizio.
La dialettica sociale tra nobiltà e borghesia
Non si tratta di un incontro qualsiasi: ad esso soggiace un’intensa dialettica sociale, pregna di implicazioni fortemente impattanti la vita dei tre personaggi. Don Fabrizio Salina è principe di Donnafugata, cittadina della quale è sindaco don Calogero Sedàra. Il confronto tra antica nobiltà e nuova borghesia si dipana per il romanzo attraverso una continua rifrangenza prospettica, in cui valori tradizionali e ambizioni sociali si incontrano e si confondono.
Angelica e Tancredi: la forza eversiva del sentimento
A queste dinamiche, Angelica e il suo innamorato Tancredi (nipote di don Fabrizio) rispondono catalizzando il processo attraverso la forza eversiva del loro sentimento. Angelica è splendida, “in bianco e rosa; le soffici trecce nere”, incarnazione sensuale dell’anima siciliana, quasi iconografia vivente dell’estate, una Cerere tardo-ottocentesca, adornata nel cappello da “grappoli d’uva artificiali e spighe dorate”. Avanza rapidamente per le scale, il padre rimane indietro.
Il magistero letterario di Lampedusa
Si mostra qui il grande magistero letterario di Tomasi di Lampedusa: da un lato il dinamismo di azioni e relazioni tra personaggi, dall’altro la lirica profusione di dettagli, ciascuno dei quali arricchisce la consapevolezza del lettore intorno ai rapporti di forza di cui la narrazione rende conto.
L’ambiguità del comportamento di Angelica
Da lettore, non mi è mai stato chiaro fino a che punto vi sia premeditazione o arbitrio nel comportamento di Angelica; se stia deliberatamente (e legittimamente) impiegando la potenza del proprio femminile per raggiungere il proprio scopo. Secondo questa interpretazione, il suo comportamento mi ha sempre riportato alla mente la Norina del Don Pasquale di Donizetti, quando il soprano canta “d’un breve sorrisetto / conosco anch’io l’effetto”.
Il gioco di specchi tra i personaggi
Al contempo non è chiaro se il principe di Salina sia consapevole o meno del fatto che Angelica potrebbe star attuando questa strategia comportamentale. La grandezza narrativa sta proprio nella costruzione di questo gioco di specchi, di questo tacito accordo tra i due. Ritorna la potenza espressiva di Lampedusa, che riesce a concentrare la complessità di questo rapporto attraverso il sospiro di un appellativo familiare: “Zione”. Una parola che vibra a mezz’aria, racchiusa nell’ossimoro di un contatto che è al contempo “esplicito e segreto”.

La rappresentazione di don Calogero
Parallelamente, don Calogero sta ancora salendo i “non pochi scalini della scala interna”, che pure, leggendo, quasi non siamo stati in grado di visualizzare – e in questo siamo stati sapientemente condotti dall’autore, il quale ci ha portati a immaginare la stessa scala soltanto come un passaggio obbligato tra Angelica e don Fabrizio, su cui la nostra attenzione non si sofferma, perché è subito attratta dalla rapidità delle azioni che si susseguono (l’abbraccio, lo scambio di baci, il sospiro).
L’asimmetria narrativa tra i personaggi
È anche l’asimmetria di azioni compiute (e la ricca presenza di forme verbali) a suggerirci un senso di pesantezza legata al personaggio di don Calogero. Se le contiamo, riscontriamo che intorno al personaggio di Angelica, nell’arco di poche righe, gravitano ben 14 verbi, comprensivi anche di azioni di don Fabrizio (che però esistono unicamente in quanto a lei rivolte).
La conclusione: la dialettica del cambiamento
In definitiva, Il Gattopardo è un romanzo in grado di tematizzare la dialettica dei rapporti di forza tra classi attraverso una chiave di lettura del tutto peculiare, perché lo scontro sembra essere interiorizzato senza soluzione di continuità. Risuona l’aforisma dello scrittore Alphonse Karr: “Plus ça change, plus c’est la même chose”, che Tomasi seppe rendere nell’icastica e celeberrima formula “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
