In questi giorni sono iniziati gli eventi della Giornata mondiale della gioventù a Lisbona. Per quale motivo molti giovani, convocati dal Papa, si danno appuntamento? Cosa ci sarà mai di così urgente da muovere nell’intimo il desiderio di esserci? Ancor prima di ciò che si farà e si dirà c’è una provocazione (nel senso letterale del termine) che risale a duemila anni fa. Siamo in un paesino sperduto ai confini dell’Impero romano di allora, in una casetta di mattoni come tante altre. Qui vive, insieme alla sua famiglia, una ragazza di circa quindici anni. Vita normale, occupazioni quotidiane, frequentazioni comuni. Lei però non è come le altre. Tutti se ne accorgono senza riuscire però a spiegare il motivo di quella differenza umana così chiara e così misteriosa.
Arriva il giorno della grande iniziativa di Dio: l’annunciazione. Don Giussani commenta l’ultima frase di quel racconto in questo modo: “‘Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore…. E l’angelo partì da lei’ (cfr. Lc 1,38). Pensiamo ora a Maria rimasta sola in casa: sola di fronte a quella cosa enorme che le era stata proposta, detta. Poteva dire: ‘Non ho sentito niente, era un’illusione!’. Ma non avviene così. Da questo nasce il fattore della maturità della fede: è l’energia, la forza per rimanere nel Signore, per permanere in ciò che si è visto. Noi, invece, di fronte alla prima fatica, facciamo obiezione, diciamo: ‘Non è vero’. Maria è sola, fa fatica, ma è ‘ferma’. La sua è una semplicità con una forza grande e semplice. Persino Abramo si era lamentato, Mosè aveva tremato: Maria è certa nella sua solitudine. Maria è una fortezza, grande e semplice”.
Poi “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39). Questo, del resto, è il tema della Gmg. Dialogando con un amico, don Andrea Plumari (vicario parrocchiale a San Dionigi in Pratocentenaro, Milano), che sarà presente coi suoi ragazzi all’evento di Lisbona, mi raccontava dell’attesa con cui i giovani si sono preparati e si stanno muovendo. Ragazzi come tanti e con grandi domande su di sé, sul mondo, sulla vita. Don Andrea partecipa proprio per essere compagno di queste domande che incrociano anche le sue.
Per questo appare molto riduttivo un certo modo dei mass media, anche cattolici, di parlare della Gmg. Pare che tutta la questione sia la straordinarietà dell’evento, la forza dei numeri, la stravaganza delle proposte. Ma noi non ci aspettiamo la salvezza da un evento, nemmeno da questo. Ci aspettiamo la salvezza dalla possibilità che l’incontro con Cristo risorto possa fare ancora breccia nella vita di tanti. Come ha scritto il Papa nel suo messaggio: “Sperimentare la presenza di Cristo risorto nella propria vita, incontrarlo ‘vivo’, è la gioia spirituale più grande, un’esplosione di luce che non può lasciare ‘fermo’ nessuno. Mette subito in movimento e spinge a portare agli altri questa notizia, a testimoniare la gioia di questo incontro. È ciò che anima la fretta dei primi discepoli nei giorni successivi alla risurrezione: ‘Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli’ (Mt 28,8)”.
Così è possibile affrontare, come in un abbraccio, tutte le domande che portiamo addosso. Sempre il Papa scrive: “Quali ‘frette’ vi muovono, cari giovani? Che cosa vi fa sentire l’impellenza di muovervi, tanto da non riuscire a stare fermi? Tanti – colpiti da realtà come la pandemia, la guerra, la migrazione forzata, la povertà, la violenza, le calamità climatiche – si pongono la domanda: perché mi accade questo? Perché proprio a me? Perché adesso? E allora la domanda centrale della nostra esistenza è: per chi sono io? (cfr. Esort. ap. postsin. Christus vivit, 286)”.
Questa è l’avventura, non della Gmg, ma della vita intera. Troveranno, questi giovani, adulti e comunità in grado di non disertare le loro e le proprie domande? Scopriranno che il volto della Chiesa è rimasto quello di Cristo senza riduzioni di sorta? Sperimenteranno che la solitudine che il cuore grida non è altro che la voce del Mistero in loro? E perciò che nessuno è “sbagliato”, “difettoso”, “inutile”? Sorprenderanno la vita come una vocazione, una chiamata che attende il fiorire dell’unicità di ciascuno? Sentiranno parole che arrivano da cuori vivi, in lotta, senza ripetizioni moralistiche delle solite raccomandazioni?
Questa è la sfida della Gmg. Mentre il Papa, e nella sua persona la Chiesa, convoca questi ragazzi, è essa stessa convocata da loro. Anche la Chiesa deve rispondere per non diventare uno stereotipo. Magari con grandi eventi e strutture, con uomini impegolati ovunque, ma al modo di un cembalo che tintinna. A pochi chilometri da Lisbona c’è Fatima. La ragazza di Nazaret farà la sua parte.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.