Continuano a crescere sempre di più le tensioni in tutto il Medio Oriente e nonostante le ‘promesse’ iniziali – che ricordano, anche gli esiti, molto da vicino quanto disse anche Putin dopo aver invaso l’Ucraina – di una guerra lampo siamo sempre più vicini al primo anno ininterrotto di combattimenti tra Hamas e Israele: in questo delicatissimo contesto secondo il direttore di Forbes è sempre più probabile – se non addirittura “inevitabile” – un’escalation che porterà ad una nuova grazie guerra mediorientale.
Secondo Steve Forbes – infatti – “presto” Israele, Hezbollah e l’Iran si troveranno coinvolti in uno scontro diretto, già ampiamente presagito in questi lunghi mesi di scontri a Gaza e guidato (forse prevedibilmente) dai “mullah assassini di Teheran [che] non si tireranno indietro dal loro obiettivo di isolare e distruggere lo stato ebraico”. Se ciò dovesse accadere, si potrebbe anche dare tranquillamente per scontato che il conflitto si “espanderà rapidamente, coinvolgendo gli Stati Uniti e la Russia“; oltre all’inevitabile intervento della Cina mossa dai partner del Cremlino.
L’area più delicata – oltre a quella da cui potrebbe partire la grande guerra – in tutto il Medio Oriente attualmente sembra essere quella “al confine tra Israele settentrionale e Libano meridionale“, nei mesi obiettivo di centinaia e centinaia di “missili e droni [lanciati] da Hezbollah” che hanno costretto alla fuga “circa 80mila residenti israeliani”: una situazione – ovviamente “intollerabile per uno stato sovrano” che in nessun caso “può permettere a un’organizzazione terroristica di costringerlo ad abbandonare pezzi del suo territorio”.
La grande guerra in Medio Oriente: un intervento degli Stati Uniti e la risposta di Cina e Russia
D’altra parte – sempre secondo l’analisi di Steve Forbes – non va ignorato che “i combattenti di Hezbollah sono più numerosi e probabilmente più capaci di quelli di Hamas”, con più di 150mila missili nel loro arsenale che renderebbero decisamente “costoso” per Israele cercare di eliminarli. In tutto questo “l’Iran non resterebbe a guardare”, ma aumenterebbe ulteriormente le tensioni cercando di indebolire lo stato ebraico mentre quest’ultimo è impegnato in Libano e non si può escludere che un conflitto di questa entità potrebbe anche spingere gli ayatollah a fare “gli ultimi passi nella creazione di un ordigno nucleare“.
Fermo restando che quasi certamente “Israele [non avrebbe] i mezzi” per combattere contemporaneamente Hebollah e Iran potrebbe necessitare “dell’assistenza degli Stati Uniti“, con l’importante incognita della decisione del presidente che sarà in carica in quel momento: quasi certamente i Dem offrirebbero pieno supporto alla guerra in Medio Oriente e potrebbero anche inviare il loro esercito; mentre i Repubblicani – e soprattutto Donald Trump – potrebbero preferire una linea meno interventista.
Come procede la guerra a Gaza: lo stallo tra Israele e Hamas, mentre gli Houthi continuano i loro attacchi dallo Yemen
Insomma: il monito di Forbes è chiaro e preciso, il Medio Oriente sembra scivolare sempre di più verso una guerra regionale e – potenzialmente – mondiale, con l’intervento degli Stati Uniti che si troverebbero a fronteggiare sia l’Iran, che la Cina e la Russia dando una sorta di seguito a quanto da tempo si crede succederà in Ucraina. Nel frattempo, la guerra a Gaza sembra essere nel pieno di uno stallo, con l’esercito dello stato ebraico che assedia ancora le ultime città della Striscia che sono rimaste in piedi dando la caccia agli ultimi (o presunti tali) terroristi di Hamas.
In tutto questo, non va dimenticato che a gettare ulteriore benzina sul fuoco nella regione ci sono gli Houthi che dallo Yemen continuano a bersagliare – da un lato – Israele e – dall’altro – a tenere sotto controllo le acque del Mar Rosso; e recentemente colpiti sul loro territorio da un attacco dello stato ebraico hanno già promesso – in un comunicato all’emittente Al Jazira – che “non ci saranno linee rosse” nella loro risposta.