Regolamento sanitario Oms, Italia respinge emendamenti come gli Usa: cosa cambia (anche per certificati vaccinali) dopo il rifiuto del governo Meloni
L’Italia rifiuta le modifiche al Regolamento sanitario Oms sulle pandemie ed emergenze, proprio come fatto dagli Stati Uniti. Lo ha annunciato il ministro della Salute Orazio Schillaci in una lettera inviata all’Organizzazione mondiale della sanità, con cui ha comunicato l’opposizione agli emendamenti, che aveva già ribadito l’importanza della sovranità nazionale in occasione del voto in commissione dei mesi scorsi, quando il nostro Paese si è astenuto dopo tre anni di negoziati.
Stavolta, invece, il nostro Paese ha preso posizione, notificando il rifiuto di tutti gli emendamenti, con la volontà di riaffermare la sovranità nazionale contro eventuali ingerenze dell’Oms nelle politiche sanitarie interne.
Era prevista, invece, l’opposizione degli Usa, visto che uno dei primi ordini esecutivi di Donald Trump, dopo il suo ritorno alla Casa Bianca, è stato quello riguardante l’uscita dall’Oms, procedura che è in corso, visto che la normativa dell’Oms prevede che un Paese possa essere considerato ritirato a un anno dalla notifica ufficiale.
Nel frattempo, gli americani hanno provveduto a fermare i contributi finanziari e a richiamare il personale, per cui, a meno che non ci saranno giravolte nei prossimi mesi, l’uscita sarà effettiva nel gennaio del prossimo anno.
COSA PREVEDONO EMENDAMENTI AL REGOLAMENTO OMS
Per l’amministrazione Trump questi emendamenti al Regolamento sanitario Oms rappresentano una potenziale interferenza in maniera ingiustificata con il diritto sovrano nazionale nell’elaborazione delle politiche sanitarie.
Una visione condivisa dal governo in Italia, dove intanto si infiamma il dibattito politico dopo la lettera di Schillaci all’Oms, con l’opposizione che è subito insorta. A livello pratico, gli emendamenti introducono la categoria ad hoc dell’emergenza pandemica, che è diversa da quella di salute pubblica di rilevanza internazionale (PHEIC).
L’introduzione di questa nuova definizione ha lo scopo di favorire l’attivazione più rapida dei meccanismi e di favorire il coordinamento per garantire una risposta collettiva. Inoltre, si rafforza il concetto di preparazione sistemica, con i Paesi chiamati a investire e pianificare non solo durante le emergenze. Viene rivisto anche il modello del certificato internazionale di vaccinazione.
Galeazzo Bignami, capogruppo dei deputati di FdI, ha spiegato che da tempo il governo aveva espresso le sue “perplessità e preoccupazioni” riguardo le modifiche al Regolamento sanitario del 2005. In verità alla riduzione della sovranità nazionale sulle politiche sanitarie, ha citato come esempio la facoltà dell’Oms di controllare anche l’informazione in questo ambito e l’introduzione senza alcun dibattito in Parlamento.
COSA CAMBIA ORA PER L’ITALIA
Con il rifiuto degli emendamenti, l’Italia continua ad applicare il Regolamento sanitario del 2005, che quindi resta valido. Infatti, Bignami ha evidenziato che non cambia nulla a livello di sicurezza sanitaria, che viene garantita con il medesimo rigore, così pure per quanto concerne il coordinamento con gli altri Paesi. Non è prevista alcuna uscita formale né ci sono vuoti normativi.
Da un punto di vista pratico, secondo Quotidiano Sanità, si configura una divergenza dal punto di vista tecnico e operativo, soprattutto per quanto riguarda i certificati vaccinali, perché il nostro Paese li rilascerà usando il modello precedente. Il rischio è che vi siano problemi di riconoscimento da parte dei Parsi che invece hanno approvato gli emendamenti e, quindi, useranno il nuovo modello.
L’ipotesi è che gli italiani possano riscontrare problemi nei viaggi internazionali, soprattutto se dovessero esserci nuove emergenze sanitarie, col pericolo di incappare in limitazioni o controlli sanitari ulteriori.