In Italia aumentano i contagi e la diffusione del virus West Nile. Occorre mettere in atto alcune azioni di prevenzione e sorveglianza
Gli arbovirus (abbreviazione di arthropod-borne virus) sono virus trasmessi da artropodi ematofagi (insetti e zecche). Questi virus comprendono una vasta gamma di agenti patogeni che possono infettare l’uomo e gli animali, e sono di rilevanza crescente per la salute pubblica a livello globale.
L’espansione dei vettori per via del cambiamento climatico ha reso endemiche o emergenti molte arbovirosi anche in Europa, inclusa l’Italia. Il virus West Nile (WNV) è un arbovirus appartenente alla famiglia Flaviviridae, trasmesso principalmente attraverso la puntura di zanzare infette. Sebbene nella maggior parte dei casi l’infezione sia asintomatica o paucisintomatica, in una minoranza dei soggetti può causare gravi complicanze, soprattutto neurologiche, fino alla morte.
Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un aumento significativo dei casi, in particolare nelle regioni del Nord e Centro Italia. Il virus è endemico soprattutto nella Pianura Padana, dove le condizioni ambientali favorevoli (clima caldo-umido, presenza di corsi d’acqua e zanzare vettrici) sostengono la trasmissione stagionale del virus, in genere tra giugno e ottobre.
Il ciclo di trasmissione coinvolge: zanzara Culex pipiens (zanzara comune notturna: punge prevalentemente al crepuscolo e di notte), che funge da vettore principale; uccelli selvatici, che rappresentano i principali serbatoi virali; uomo e cavallo, sono ospiti terminali, cioè non partecipano alla trasmissione ciclica del virus.
Il WNV può essere trasmesso anche attraverso le trasfusioni di sangue, i trapianti di organi, e con trasmissione verticale (madre-feto). Come sopra accennato, la maggior parte delle persone infette (80%) resta asintomatica. Quando si manifesta, l’infezione può presentarsi in due forme principali: febbre West Nile (circa 20% dei casi) con febbre, cefalea, dolori muscolari, nausea, eruzione cutanea, con decorso in genere benigno; malattia neuroinvasiva (meno dell’1% dei casi): encefalite, meningite, paralisi flaccida, confusione mentale, con possibile esito fatale, soprattutto in anziani e immunodepressi.
Attualmente non esiste un vaccino umano approvato contro il virus West Nile, anche se diversi candidati sono in fase di sviluppo. La prevenzione si basa su una strategia One-health (integrazione uomo, animale, ambiente): sorveglianza entomologica e virologica (zanzare e uccelli), sorveglianza veterinaria (cavalli), sorveglianza sanitaria umana (segnalazione dei casi) e misure di prevenzione individuale (uso di repellenti e zanzariere, riduzione dei ristagni d’acqua, attenzione alle donazioni di sangue e trapianti nelle aree endemiche).
In Italia, il Piano nazionale di sorveglianza e risposta al WNV è attivo da anni, e coinvolge ministero della Salute, Regioni, IZS e ISS. Le regioni più attive nella sorveglianza sono Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte e, più di recente, Lazio e Puglia.
In estrema sintesi, quanto sta accadendo in questi giorni rende necessaria l’intensificazione delle attività di sorveglianza e prevenzione, unite alla sensibilizzazione della popolazione, come strumenti essenziali per contenere la diffusione del virus e prevenire i casi gravi. In un contesto di riscaldamento globale e modificazioni ambientali, il rafforzamento di una risposta integrata tra sanità pubblica, medicina veterinaria ed entomologia sarà cruciale.
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