“L’ordine è ristabilito” in Kazakistan, così come comunicato dal presidente Kassym-Jomart Tokayev, ma al prezzo di decine di vittime. Le forze dell’ordine sono state autorizzate dallo stesso capo dello stato ad aprire il fuoco sui manifestanti, e il risultato è stato di diversi morti, si parla di più di quaranta, con migliaia di manifestanti arrestati. Nel contempo sono stati chiusi ristoranti, banche e supermercati, e la polizia sta presidiando i punti nevralgici mentre le truppe russe controllano l’aeroporto. E fra le persone finite nel tritacarne perché considerati dei “banditi”, parole dello stesso Tokayev, anche l’ex numero uno dell’ intelligence del Kazakistan Karim Masimov, ex primo ministro e alleato dell’ex leader Nursultan Nazarbayev.
L’uomo è stato portato in prigione con l’accusa di alto tradimento, così come fatto sapere dalla stessa agenzia per la sicurezza. Si tratta del primo provvedimento contro un alto funzionario da parte dell’ex repubblica sovietica situata in Asia centrale, da quando è iniziata la crisi in corso. Nel frattempo è uscito allo scoperto anche proprio l’ex presidente Nazarbayev, che attraverso il suo portavoce, Aidos Ukibay, ha fatto sapere via Twitter che sarebbe in “contatto diretto” con Kassym-Jomart Tokayev, e che “invita tutti a radunarsi attorno al presidente del Kazakistan per superare l’attuale sfida e garantire l’integrità del Paese”.
KAZAKISTAN, L’APPOGGIO DI RUSSIA E CINA
Nazarbayev è stato uno dei destinatari della rabbia dei dissidenti di questa settimana (aveva governato col pugno di ferro dal 1989), e due giorni fa era stata abbattuta una sua statua dai manifestanti. In ospedale vi sono più di 400 feriti, manifestanti che erano scesi in piazza dopo un improvviso aumento dei prezzi del Gpl, che non sembra giustificato.
Le proteste non sono però riuscite a concretizzarsi in quanto, come sottolinea l’agenzia Ansa, in Kazakistan sembra mancare una reale opposizione politica organizzata, in grado appunto di schierarsi contro le decisioni dell’esecutivo. Le azioni criminali del presidente Tokayev sono state condannate da gran parte dell’occidente, mentre Russia e Cina hanno manifestato il loro appoggio.