A quattro anni di distanza dall’esordio, di cui avevamo parlato con entusiasmo, torna Laino & Broken Seeds, band italiana che fa dell’immersione nel rock blues del Delta con spruzzate psichedeliche e effetti noise la loro cifra, ancor più aumentata e migliorata nel nuovo Sick to the bone, registrato in piena pandemia come tanti loro colleghi e disponibile dalla fine dello scorso maggio. Affiancati da una etichetta tedesca, la Off Label Records, e da un produttore di lusso, J.D. Foster (Calexico, Marc Ribot, Lucinda Williams, Vinicio Capossela), il gruppo italiano fa un deciso passo avanti con un prodotto di rara bellezza.
E’ un power trio (Andrea Laino, voce e chitarra, autore di quasi tutti i pezzi; la solidissima sezione ritmica composta da Gaetano Alfonsi batteria e percussioni e il basso di Salvatore Lauriola) che se nel disco precedente, The dust I won, pagava pegno forse un po’ troppo a gruppi analoghi come i North Mississippi All Stars adesso invece a maturità conseguita si permettono d allargare le loro coordinate musicali.
L’ascolto piacerà a tutti coloro che si sono imbevuti di sonorità blues sperimentali, capaci di scavalcare i recinti de genere: Spell and magic è un boogie blues alla John Lee Hooker e Canned Heat che racconta di un maleficio di inizio millennio, una malia di indefinita provenienza. Esplosioni noise e sonorità psichedeliche arricchiscono il menu. Way up above inizia con il passo di un blues tranquillo sostenuto come sempre dalla slide di Laino con un crescendo noise.
Con Sick to the bone siamo dalle parti dei Grateful Dead quelli boogie rock. Brano ispirato dal racconto di un amico di Andrea Laino recatosi in visita alla tomba di “Mississippi” Fred McDowell, leggendario bluesman, descrive “Un silenzio non-umano (che) regnava in quel posto desolato. Solo un corvo e qualche tomba facevano da cornice di un luogo silente, ma capace di raccontare tante storie. Alcune di esse si trovano nei versi di questa canzone”.
Ma il pezzo più affascinante è senz’altro Winanta (Where Are You Now?) dove è ospite alla voce l’amico cantante e regista marocchino Afnorock in un incalzante brano multietnico dove si racconta la storia di un giornalista marocchino incarcerato nel 2019 con accuse irrisorie. Musica ipnotica, basata sulle cerimonie nordafricane Gnawa, battiti di mani e percussioni di cembali chiamati krakeb si fonde con il blues di Laino con effetti magici.
Il tiro si innalza decisamente con Sleep thinkers, un hard blues a metà strada tra i NMAS e gli ZZ Top. Fa invece capolino un Hammond insinuante e brillante (Paolo “Pee Wee” Durante) in Singin’ the blues around bozze. Chiude il disco (disponibile per adesso solo in vinile) Music makes you high, un brano in Mono, il riff di una chitarra resofonica gracchiante che esce da un ampli Binson anni ’50 e fa da cornice alle visioni di una mente che trova nella musica la sostanza psicoattiva più efficace. Ma… ma non è tutto. C’è anche una bonus track cantata in italiano, Vite malate, uno shuffle con la chitarra che ricorda il suono tipico di Mark Knopfler.
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