Nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri ha approvato il Codice degli incentivi, in cui i lavoratori autonomi sono equiparati alle Pmi
La nostra Costituzione repubblicana mette al centro, fin dall’articolo 1, la dimensione del lavoro come fondamento della nostra democrazia. La Costituzione torna più volte su questo tema punto già nei suoi principi fondamentali dove, ad esempio all’articolo 4, sottolinea il diritto dovere di ogni persona di svolgere un’attività lavorativa che possa contribuire allo sviluppo materiale o spirituale della propria famiglia e della società.
Questo, per quanto possibile, attraverso un lavoro coerente con le proprie sensibilità/attitudini, e, ovviamente, scelto in piena libertà. In questo contesto si dichiara che la Repubblica supporta la concreta realizzazione di questi principi.
Per molti anni questa azione di garante svolta dalla Repubblica, che poi sarebbe lo Stato in tutte le sue diverse articolazioni, ha significato, fondamentalmente, lavoro pubblico in senso stretto e le mitiche “partecipazioni statali” attraverso cui lo Stato entrava in maniera significativa dentro le aziende nei più vari settori (anche in quello strategico dei pandori).
Negli ultimi decenni l’impostazione è, progressivamente, cambiata. Facilitare il lavoro e l’occupazione, in particolare per le categorie più svantaggiate, non lo si fa più, e non lo si può fare, né per legge, né per decreto né, tantomeno, con lo “Stato imprenditore”, ma mettendo in campo misure, e risorse, per rendere più facile la creazione di lavoro sia dipendente, ad esempio attraverso agevolazioni contributive, o che vada nella direzione del lato imprenditoriale/libero professionale.
In questa prospettiva è molto interessante l’approvazione nei giorni scorsi da parte del Consiglio dei ministri di un decreto chiamato il “Codice degli incentivi”.
Con questo provvedimento si tenta di dare una disciplina organica a tutti i vari incentivi che interessano il sistema delle imprese, andando a delineare alcuni principi generali che devono caratterizzare queste agevolazioni e fornendo, poi, anche previsioni di carattere prettamente tecnico amministrativo.
Verrebbe da dire che, come sempre, il Governo con questo provvedimento si propone di semplificare le procedure, per garantire una maggiore certezza giuridica evitando il più possibile eventuali ricorsi successivi e ampliando la possibilità di accedere a questo tipo di misure.
Tra le novità è particolarmente interessante quella per cui, ovviamente limitatamente alle tipologie di aiuti compatibili con il tipo di attività, si equiparano i lavoratori autonomi a una piccola-media impresa. Con questa scelta, insomma, si punta a valorizzare, ulteriormente, il lavoro autonomo tradizionalmente escluso da misure di supporto, e agevolazioni, di questo tipo.
Potremmo dire che si scommette anche sulla capacità dei lavoratori autonomi di fare un salto di qualità e di entrare in logiche sempre più di sistema.
Infine, si immagina che per molti giovani, ma non solo, misure come queste possano rappresentare piccoli, ma pur sempre utili, aiuti a compiere la scelta di scommettere su se stessi attraverso la libera professione, e non seguendo più, o soltanto, il mito del posto fisso.
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