RIFORMA PENSIONI/ Ultime notizie. Conte difende Quota 100

- Lorenzo Torrisi

Giuseppe Conte ha incontrato a palazzo Chigi Angel Gurria, Segretario generale dell’Ocse, e ha difeso la riforma delle pensioni con Quota 100 del Governo

Euro_banconote_monete_lapresse (LaPresse)

RIFORMA PENSIONI, CONTE DIFENDE QUOTA 100

Giuseppe Conte ha incontrato a palazzo Chigi Angel Gurria, Segretario generale dell’Ocse, e ha così replicato alle sue osservazioni sulle misure approvate dal Governo, in particolare la riforma delle pensioni con Quota 100 e il reddito di cittadinanza. In una nota si legge che il Premier ha fatto notare al suo interlocutore che l’Ocse non ha “valutato in maniera appropriata l’articolato piano di riforme strutturali già attuato e in corso di attuazione dal governo”, in particolare l’effetto “positivo che il Reddito di Cittadinanza e Quota 100 avranno sui consumi”. Nella nota di palazzo Chigi si legge che Quota 100 è “una misura innanzitutto riparatrice di quella violazione del patto sociale che è avvenuta con la drastica riforma delle pensioni approvata a fine 2011. Oltre a ricostruire un clima di fiducia reciproca tra cittadini e istituzioni, questa misura aiuta a promuovere il ricambio generazionale all’interno della Pubblica amministrazione e a rinnovare le competenze tecnologiche della forza lavoro favorendo l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”.

LE PAROLE DI ELSA FORNERO

Elsa Fornero torna a parlare di riforma delle pensioni. Stavolta in occasione di un’intervista realizzata da Andrea Danielli e Alessandro Mazzucco per Millenials, blog del sito Linkiesta. All’ex ministro del Lavoro è stato chiesto se avesse senso effettuare un ricalcolo contributivo di tutti gli assegni in essere per recuperare delle risorse e lei ha spiegato che si tratta di una strada non percorribile, anche perché “è difficile ricostruire molte carriere lavorative, trovare e analizzare la documentazione”. Inoltre, dal punto di vista politico “occorre fare i conti col passato col buon senso, non è possibile correggere tutti i torti”. Per questo ha fatto l’esempio delle baby pensioni: “Oggi ci sono donne settantenni che hanno preso molto più di quanto hanno versato, e magari continueranno per altri vent’anni. In molti così, però, se togliessimo loro l’importo eccedente i contributi dovremmo probabilmente integrare il loro reddito con una ‘pensione di cittadinanza’”. Elsa Fornero ha anche evidenziato che l’aliquota contributiva in Italia è al 33%, un livello elevato rispetto a quello di altri paesi europei, che non basta comunque a garantire l’equilibrio previdenziale.

RIFORMA PENSIONI, SOSTENIBILITÀ A RISCHIO

Quanto è sostenibile il sistema pensionistico italiano? È la domanda con cui apre un suo intervento pubblicato su L’Economia, l’inserto del Corriere della Sera, Alberto Brambilla, Presidente del Centro studi Itinerari previdenziali. Considerando anche gli effetti della riforma delle pensioni con Quota 100, Opzione donne, Ape social, “è facile che il numero di richieste si avvicini a 250mila. In assenza di nuove massicce assunzioni anche a causa della crisi economica che vede il tasso di sviluppo del Paese allo 0,2% – se va bene – nel 2019 e allo 0,6% nell’anno successivo”, è chiaro che il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati è destinato a peggiorare. Cosa che non aiuta la sostenibilità del sistema pensionistico. Tanto più che “le nuove spese assistenziali, segnatamente il reddito di cittadinanza e le pensioni di cittadinanza, comporteranno maggiori oneri che incrementeranno deficit e debito, la sostenibilità complessiva del nostro welfare appare sempre più a rischio”. Una situazione quindi non rosea quella descritta da Brambilla.

PROIETTI REPLICA ALL’OCSE

Domenico Proietti risponde all’Ocse, spiegando che “il nostro sistema previdenziale è sostenibile nel medio e nel lungo periodo”. Ciò non toglie che in tema di riforma delle pensioni occorre fare qualcosa di più di Quota 100. Misura che, secondo il Segretario confederale della Uil, “insieme all’Ape sociale, rappresenta un passo significativo per reintrodurre flessibilità di accesso alla pensione ed elementi di equità e giustizia nel sistema previdenziale italiano. Al contempo tali misure favoriscono un turnover nel mercato del lavoro a beneficio dei giovani”. Per il sindacalista, però, “occorre affrontare gli altri capitoli aperti: 41 anni di contributi devono bastare per andare in pensione, la valorizzazione ai fini previdenziali del lavoro di cura e della maternità delle donne, le future pensioni dei giovani”. Elide Alboni, del Comitato esodati licenziati e cessati, fa notare però che nelle parole di Proietti manca un riferimento alla soluzione per i circa 6.000 esodati ancora privi di salvaguardia. Una svista che non dovrebbe togliere nulla rispetto all’impegno di Cgil, Cisl e Uil per trovare una soluzione per queste persone in attesa di giustizia.

RIFORMA PENSIONI QUOTA 100, ECCO QUANTO VALGONO GLI ASSEGNI

Il Sole 24 Ore è riuscito ad analizzare i primi dati relativi alle pensioni che, grazie a Quota 100, sono state erogate a partire da ieri. Sono quasi 27.000 i dati sui beneficiari presi in esame ed emerge in particolare che si tratta in maggior misura di “lavoratori delle regioni del Nord, ma più di uno su tre (dato imprevisto) è del Mezzogiorno”. In particolare, tra le regioni al primo posto c’è la Lombardia, davanti a Lazio, Sicilia, Campania e Puglia. Se un po’ sorprende il dato sulle pensioni con Quota 100 erogate al Sud, di certo era ampiamente previsto che la novità della riforma delle pensioni sarebbe stata sfruttata maggiormente dagli uomini. Forse nessuno si aspettava però che gli assegni destinati alle donne fossero il 10,7% del totale, almeno in questa prima fase.

SONO UOMINI I NUOVI PENSIONATI

“In termini assoluti, su 26.831 nuovi certificati di pensione, 23.966 sono di uomini. Quando andranno in pensione le quotiste del pubblico impiego e della scuola sicuramente la differenza tra i sessi si ridurrà, ma ne serviranno davvero tante per arrivare a un equilibrio”, segnala Davide Colombo, autore dell’articolo. Quanto all’importo di queste pensioni, nel 45% dei casi “oscillano tra i mille e 1.500 euro lordi, mentre il 34% si colloca addirittura nella fascia tra i 1.500 e i 3mila euro. Livelli significativi anche perché sono al netto della decurtazione implicita che sconta chi si ritira fino a 5 anni prima rispetto all’età di vecchiaia”. Non resta quindi che vedere se questo trend continuerà anche con la liquidazione delle altre domande presentate.





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