Qualcosa si muove sulla legge elettorale: partiti verso accordo per sistema proporzionale con premio maggioranza a chi prende il 40% alle urne. I dettagli

SI VA VERSO UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE (MA NON SARÀ A BREVISSIMO): LE NOVITÀ SUL RITORNO DEL PROPORZIONALE

Parlare di nuova legge elettorale con “pendente” una maxi riforma costituzionale come quella del Premierato è forse ancora troppo presto probabilmente, ma in Parlamento da tempo le interlocuzioni proseguono e le ultime notizie sembrano portare ad una svolta in vista per la prossima disposizione elettorale dopo il Rosatellum bis che ha normato le ultime tre Elezioni Politiche nazionali. E il termine che circola dal Transatlantico è molto netto e a dir poco sorprendente: «si va verso una legge proporzionale con indicazione del Premier», questo spiega uno dei massimi responsabili di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, raggiunto da Augusto Minzolini per “Il Giornale”.



Nel giorno in cui la Consulta ha dato un colpo durissimo alle speranze dei vari Governatori – da Zaia a De Luca – per la possibilità di un terzo mandato alle Regionali, la legge elettorale questa volta nazionale vede avvicinarsi una possibile svolta a suo modo storica: l’eliminazione dei collegi uninominali, il ritorno delle preferenze (ma senza listini completamente bloccati) e soprattutto un premio di maggioranza che verrebbe dato al partito/coalizione che dovesse conquistare il 40% dei risultati ai seggi, giusto per non perdere la possibilità di rendere governabile un Paese che dalla Prima alla Seconda Repubblica ha visto la caduta di innumerevoli Governi.



Con una linea di intesa che da FdI alla Lega arriverebbe fino al Pd – almeno ufficiosamente – la legge elettorale sul proporzionale potrebbe essere più vicina del previsto, anche se non è detto che si riesca a presentare e concludere l’iter definitivo prima della fine di questa Legislatura: sempre secondo Donzelli, la bozza della legge in mente al Centrodestra punta alla reintroduzione delle preferenze per rivitalizzare l’attività politica dei partiti, preparando cosi al meglio il Premierato, anch’esso tutt’altro che facile da condurre in porto entro il 2027.

L’obiettivo di Giorgia Meloni sarebbe quello di portare a termine la legge elettorale e, se possibile, la riforma sul Premier prima della fine della Legislatura, consapevoli però che qualcosa potrebbe anche rimanere da completare dopo il 2027.



RITIRATO EMENDAMENTO SULLA LEGGE PER LE COMUNALI: MA IL CENTRODESTRA RILANCIA CON NUOVA LEGGE. INTANTO IL PD…

Per favorire ancora di più la fruizione di una nuova legge elettorale proporzionale, la soglia di sbarramento per escludere i partiti dall’ingresso in Parlamento potrebbe anche abbassarsi sotto il 3%, per consentire così una maggiore rappresentanza anche sulle piccole liste: i retroscenisti vedono in questa possibile mossa un “favore” ad Azione di Carlo Calenda, evitando così che possa prendere spazio all’interno del “campo largo” e indebolendo il Centrosinistra nella sfida elettorale alle urne contro la maggioranza uscente di Governo.

L’opzione del proporzionale servirebbe poi ulteriormente a dividere Pd e M5s in un eventuale “nuovo Ulivo” che potrebbe divenire letale nel sistema attuale dei collegi uninominali a livello circoscrizionale: se è vero che in area Pd ragionano sul 40% di soglia per far scattare il premio di maggioranza, considerandola troppo bassa e a rischio bocciatura della Corte Costituzionale, non vi è una chiusura netta, specie perché i vari PiùEuropa, Verdi e Sinistra Italiana potrebbero avere interesse ad approvare una legge che amplia alle piccole liste in Parlamento.

Non direttamente centrante alla legge elettorale per le Politiche, v’è da registrare una novità anche sul fronte del voto locale: l’emendamento presentato dal Centrodestra nel Decreto Elezioni in discussione al Senato – che prevedeva l’abbassamento della soglia sula legge delle Elezioni Comunali nei Comuni con più di 15mila abitanti – è stato ritirato dopo le tante polemiche degli scorsi giorni. L’idea del Governo era quello di portare la soglia per l’elezione diretta al primo turno dall’attuale 50% al più basso 40%, cercando così di ridurre al minimo i ballottaggi dove storicamente la sinistra riesce meglio a “coalizzarsi” contro il Centrodestra.

La maggioranza ha deciso di ritirare l’emendamento temendo l’incostituzionalità nel presentare un provvedimento del genere all’interno di un decreto che in realtà parlava di tutt’altro e non di legge elettorale: la scelta del Centrodestra va però per la produzione di un nuovo ddl ad hoc da presentare nelle prossime settimane con il medesimo meccanismo di abbassamento della soglia. La sinistra insorge ma dimentica, come nota bene De Robertis sull’Huffington Post, che fino a poco tempo fa quell’idea di abbassare la soglia era caldeggiata dal Pd, dopo averla approvata già a livello regionale nella “rossa” Toscana.