Prima di scendere in piazza per Gaza, i cattolici dovrebbero interrogarsi sull’insegnamento della Chiesa e sui loro compagni di strada
Caro direttore,
come sacerdote assisto nella mia comunità cristiana a discussioni vivaci sulla questione della guerra a Gaza e sulle manifestazioni organizzate in Italia in questi giorni. Vorrei esporre, come riesco, la posizione della Chiesa su queste questioni, sperando di offrire una cosa utile anche per altre comunità.
La prima e fondamentale preoccupazione della Chiesa, dalla quale derivano tutte le altre considerazioni, è l’affermazione di una verità di principio ontologica e basilare, ricordata da tutti i Sommi Pontefici e sintetizzata da due asserzioni ripetute molte volte da Papa Francesco: “ogni persona umana, senza alcuna eccezione, è sacra e inviolabile, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale” (per cui la guerra è un atto “disumano e sacrilego”); “nulla può giustificare il massacro di un bambino” (per cui per la Chiesa cattolica il valore di un bambino è assoluto e non è negoziabile o sacrificabile per nessun motivo).
Queste due asserzioni si basano sull’ontologia della persona umana, che risulta composta di “corpo ed anima”, cioè di una realtà fisico-biologica – già stupefacente per molte ragioni in se stessa – e del mistero trascendente e unico di un “io” in cui accade la coscienza dell’essere e soprattutto dell’essere infinito verso cui questo “io” è proteso con tutto se stesso. Giustamente san Tommaso D’Aquino asseriva che “la persona umana è quanto di più perfetto ed elevato esista nel mondo”.
In secondo luogo la Chiesa afferma l’esistenza di una legge morale fondamentale, iscritta dal Creatore dentro l’“io” umano, che consiste nell’amore all’essere. Ciò significa quindi anzitutto amore ai due livelli massimi dell’essere: l’Essere infinito ed assoluto, che è Dio-Creatore, e la persona umana. Da ciò deriva, per volere di Dio per il bene della persona umana, il valore sacro della famiglia, costituita dall’unione indissolubile dell’uomo e della donna per la generazione dei figli e perciò delle comunità e dei popoli.
Non occorre essere laureati ad Oxford per capire che oggi nel mondo questi principi non sono per nulla riconosciuti né dai governanti, né dalle opposizioni e persino nemmeno da molti cristiani. Qui sta la causa della confusione e dell’ipocrisia di molte opinioni o azioni socio-politiche in questi tempi burrascosi.
Nel caso di Gaza, da una parte assistiamo alla sacrosanta indignazione della gente di fronte all’orrenda modalità con cui il governo israeliano sta conducendo da due anni la lotta contro il pur orribile terrorismo di Hamas: una modalità che comporta l’uccisione violenta di decine di migliaia donne e bambini innocenti, il calvario di un’intera popolazione di 2,3 milioni di abitanti, la riduzione in macerie di tutta la loro città-territorio.
Dall’altra parte assistiamo alla strumentalizzazione di questa sacrosanta indignazione da parte di chi lotta per il potere politico e per imporre a tutti ideologie che vanno nella direzione opposta a quella della difesa di ogni vita umana.
Come si può scendere in piazza al seguito di chi, pretendendo di salvare i bambini di Gaza, vuole al contempo con tutte le sue forze che prosegua e si incrementi lo sterminio dei bambini nascituri in Italia e nel mondo e con esso anche la distruzione della famiglia uomo-donna e della natalità?
Il povero popolo palestinese, molto religioso e amante della famiglia con molti bambini, oltre alla disgrazia della guerra rischia di avere anche quella di “salvatori” pronti ad insegnare anche ad esso la cultura dello scarto e della morte, fino a ridurlo ad un ospizio per anziani come è avvenuto per l’Europa.
Di fronte a tutto questo la responsabilità di noi cristiani è enorme. Dobbiamo scegliere se essere “sale della terra” e “luce del mondo”, oppure se essere servitori degli idoli della destra e della sinistra.
Il nostro compito è quello di proclamare i principi fondamentali sopra esposti, senza sconti, senza incertezze, senza nascondimenti e senza compromessi, ma con il massimo impegno culturale, spirituale, sociale e politico.
Chi ci libererà da tutta la menzogna e dalle atroci iniquità che sfigurano e insanguinano le vicende in corso? Lo sappiamo bene: solo Dio lo può fare. Perciò è fondamentale l’invito del Papa alla preghiera insistente e appassionata, da proporre a noi stessi e a tutti pubblicamente.
E non solo la preghiera, ma anche l’opera di divulgazione pubblica degli insegnamenti della Chiesa e l’intervento presso le autorità competenti affinché compiano immediatamente il loro dovere per il cessate il fuoco, i negoziati di pace, il soccorso alle popolazioni e la ricostruzione. Ciò non vale solo per le guerre in corso (ma chi parla dei 14 milioni di profughi del Sudan?), ma anche per rompere il silenzio dei cattolici sul genocidio dei nascituri italiani.
Oso avanzare una proposta a tutti i gruppi cattolici: perché non facciamo insieme in tutte le città italiane dei gazebo in cui offrire a tutti i passanti dei rosari con istruzioni per la preghiera, insieme ad opuscoli e manifesti con gli interventi dei papi sulle guerre in corso e a istruzioni per l’intervento sulle pubbliche autorità?
Se tutti i cittadini potessero incontrare questi gazebo di amici cristiani, uniti, consapevoli e impegnati a far conoscere ciò che il mondo non conosce e a proporre ciò che il mondo non propone, allora per molti inizierebbe un percorso di liberazione dalle menzogne e di rinascita per la loro stessa vita oltre che per quella dei popoli.
Il manifesto di questa iniziativa, come di ogni intervento pubblico dei cristiani, è scritto da duemila anni in san Paolo, Efesini 4 e Filippesi 1, da leggere con attenzione.
Spero che questa proposta trovi qualcuno disposto ad ascoltarla. Grazie.
Pietro Salvetti
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