Sta per iniziare l'iter parlamentare della Legge di bilancio, con cui il Governo dà un segnale importante a imprese e sindacati

La Legge di bilancio 2026 sta per cominciare il suo iter parlamentare, che potrebbe non essere in discesa. Forza Italia, per esempio, ha fatto sapere ieri di non essere stata informata dell’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21% al 26%, un’aliquota pari a quella prevista per i profitti derivanti dalle compravendite di stablecoin. Il partito guidato da Antonio Tajani chiede, quindi, una modifica della norma.



Come ci spiega l’ex direttore del Sole 24 Ore, Guido Gentili, dipenderà principalmente dalla compattezza della maggioranza, visti i numeri che ha in Parlamento, la possibilità di arrivare a un’approvazione della manovra in tempi rapidi invece che negli ultimi giorni dell’anno con il riscorso alla fiducia. «Bisognerà vedere se, man mano che si conosceranno tutti i dettagli della Legge di bilancio, compresi i tagli ai ministeri, ci saranno o meno casi come quello che ieri ha fatto emergere malumori in Forza Italia».



Come esce la maggioranza dopo il lavoro fatto per trovare una quadra sulla Legge di bilancio?

È stata confermata l’impostazione prudente sul fronte dei conti pubblici, che porterà con tutta probabilità all’uscita del nostro Paese dalla procedura d’infrazione Ue la prossima primavera. Penso sia abbastanza significativo che un Governo di centrodestra, che alla vigilia del suo mandato era accreditato di maggiori probabilità di aumentare deficit e debito, abbia invece riportato i conti in linea con i vincoli europei. A differenza, peraltro, di quel che sta avvenendo in Francia. E ritengo sia da evidenziare un altro dettaglio della manovra.



Quale?

Il fatto che siano stati ottenuti, dopo una trattativa, oltre 11 miliardi nei prossimi tre anni da banche e assicurazioni. Mi sembra che sia un risultato notevole per un Governo di centrodestra: un Esecutivo di centrosinistra non si sarebbe nemmeno mai sognato di realizzare un’operazione del genere. Certo, va anche detto che questi introiti vengono in parte ottenuti aumentando l’Irap, una tassa che Berlusconi e i suoi alleati avevano provato per anni ad abolire.

Tra l’altro venerdì scorso Dbrs ha alzato il rating sul debito sovrano dell’Italia e non è da escludere che anche altre agenzie lo facciano la prossima primavera. Sarebbe un risultato di cui potrebbe beneficare anche il settore bancario.

Ansa

I benefici non sarebbero immediati, ma certamente da un nuovo rapporto, dopo anni in cui l’Italia non è stata percepita positivamente, con le agenzie di rating e i mercati, il sistema bancario ha tutto da guadagnare.

Complessivamente qual è il suo giudizio sulla manovra?

Con un certa abilità sono state utilizzate in altro modo le risorse del Pnrr che si sapeva che ormai non si sarebbe riusciti a spendere entro i tempi previsti. Questo ha contribuito a poter introdurre diverse misure. Forse per cercare di dare dei segnali precisi a diverse categorie si è finiti per darne troppi e il risultato è che il loro impatto concreto risulta limitato a livello di benefici per i destinatari.

Quale crede sia il segnale più importante che è stato dato dal Governo?

Le misure relative alla riduzione delle imposte su premi di produttività, incrementi salariali legati ai rinnovi contrattuali, straordinari, festivi e lavoro notturno, per quanto di impatto concreto limitato, rappresentano un segnale importante rispetto ai tanti discorsi dei mesi scorsi sulla necessità di un patto sociale in grado anche di aumentare i salari nel Paese: con la manovra il Governo comincia a fare la sua parte, mostrando che è disponibile a mettere le risorse, tocca ora a imprese e sindacati passare dalle parole ai fatti.

Non sarà facile vista l’opposizione scontata della Cgil rispetto ai contenuti della manovra…

Sappiamo già che ci sarà la manifestazione del 25 ottobre, difficilmente la Cgil arretrerà dalle sue posizioni. È comunque significativo che, a differenza dell’anno scorso, non abbia al suo fianco la Uil, il cui Segretario generale Bombardieri ha parlato di un “segnale forte” dato dal Governo con i due miliardi stanziati per i salari. Anche il sindacato di Landini, pur valutando negativamente la manovra nel suo complesso, ha dovuto riconoscere che la detassazione degli aumenti contrattuali corrisponde a una delle sue richieste. Staremo a vedere cosa accadrà nei primi mesi del nuovo anno e quali saranno le mosse di tutte le parti sociali.

Dopo le critiche iniziali, pensa che tornerà il sereno nei rapporti tra Confindustria e Governo?

Confindustria ha ottenuto forse meno di quel che pensava, ma il Governo ha fatto bene a muoversi nella direzione di un rifinanziamento della Nuova Sabatini, che è più apprezzata di Transizione 5.0 dalle imprese, e della Zes Unica. Ora gli industriali sono chiamati a rispondere a un doppio invito: il primo è quello del presidente della Repubblica riguardo lo squilibrio tra i salari reali dei lavoratori e i cospicui premi per i manager; il secondo è quello del Governo a mettersi in gioco per cercare di arrivare al famoso patto sociale.

Le opposizioni cosa potranno fare?

Diranno che la crescita è troppo esile, critica in parte condivisibile, che i provvedimenti sono insufficienti e che occorre il salario minimo, però non hanno di fronte un percorso facile, perché non possono spingere sul lato di un aumento della spesa: devono fare i conti con la realtà di un Paese dove la finanza pubblica è tornata sotto controllo. A mio avviso farebbero bene a entrare nel merito dei provvedimenti, ma in modo fattivo, non di mero muro contro muro che non serve a nessuno.

Sarà importante capire le alternative che proporranno. La Cgil, per esempio, parla di una patrimoniale.

Non è con la patrimoniale che si possono risolvere i problemi di un sistema fiscale che andrebbe riformato e che purtroppo continua a pesare sul ceto medio nonostante il taglio dell’Irpef contenuto nella manovra, che probabilmente avrebbe avuto un impatto diverso se avesse riguardato i redditi fino a 60.000 euro annui.

(Lorenzo Torrisi)

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