Nicolas Sarkozy è stato condannato a cinque anni di anni di carcere nel processo per i presunti fondi elettorali ricevuti da Gheddafi
In uno dei processi più seguiti in Francia tra quelli che si sono tenuti negli ultimi anni, l’ex presidente della Repubblica – in carica dal 2007 al 2012 – Nicolas Sarkozy è stato condannato per uno dei quattro capi di imputazione che la Procura francese gli aveva contestato sul caso di presunti fondi elettorali che l’ex presidente repubblicano avrebbe ricevuto dall’entourage del dittatore libico Muammar Gheddafi: un caso complesso e per il quale – anche dopo la condanna – lo stesso Nicolas Sarkozy si è sempre proclamato del tutto innocente, denunciando una vera e propria persecuzione nei suoi confronti.
Partendo dal principio, è utile ricordare che i primi a muovere pubblicamente accuse contro Nicolas Sarkozy furono i giornalisti del quotidiano d’inchiesta Mediapart che entrarono in possesso di un documento libico nel quale si faceva riferimento a un presunto accordo tra il candidato presidente francese e il dittatore libico: in cambio dei fondi per la sua elezione – secondo il documento -, il politico francese avrebbe contribuito a riabilitare l’immagine pubblica internazionale del dittatore.
A confermare il documento ci pensò – salvo poi ritrattare – anche un imprenditore libanese che disse di aver consegnato personalmente almeno 5 milioni di euro all’entourage di Nicolas Sarkozy attorno al 2006: una versione poi ritrattata e riconfermata in un secondo momento, per la quale è finita indagata anche la moglie di Nicolas Sarkozy – Carla Bruni – dato che a raccogliere la ritrattazione fu una giornalista a lei molto vicina, ipoteticamente (secondo la Procura) dietro un pagamento da 600mila euro per l’imprenditore.
Nicolas Sarkozy condannato a cinque anni di reclusione: l’ex presidente francese ha già presentato ricorso
Proprio grazie al documento e a quel racconto dell’imprenditore, la Procura parigina aveva ipotizzato per Nicolas Sarkozy i reati di corruzione passiva, ricettazione, finanziamento illecito della campagna elettorale e associazione a delinquere chiedendo – dopo tre lunghi mesi di processo – una condanna a 7 anni di reclusione, al pagamento di un’ammenda da 300mila euro e l’ineleggibilità per i prossimi cinque anni; mentre al termine del processo la condanna è stata ridotta a 5 anni con la sola conferma del reato di associazione a delinquere e al pagamento di 100mila euro di multa.
Nelle 400 pagine della sentenza – citate parzialmente da Le Parisien – è interessante notare che la corte abbia innanzitutto negato la veridicità del documento ottenuto e diffuso da Mediapart, per poi notare che non esistono prove materiali dell’esistenza di “denaro inviato dalla Libia”, impiegato nella campagna elettorale o finito nelle tasche dell’ex presidente repubblicano; mentre il reato di associazione a delinquere sussisterebbe – spiega la corte – perché Nicolas Sarkozy non avrebbe fatto nulla per impedire ai suoi “collaboratori stretti [di] ottenere o provare a ottenere sostegno finanziario dalla Libia”.

All’uscita del tribunale dopo la lettura della sentenza, Nicolas Sarkozy ha definito la condanna di “estrema gravità per lo Stato di diritto” e per la fiducia dei cittadini francesi “nella giustizia”, ricordando che la corte ha definito come “falso (..) il documento di Mediapart” e inflitto una condanna per “aver presumibilmente permesso ai miei colleghi di concepire l’idea di finanziare illegalmente la mia campagna”: il legale del presidente, non a caso, ha precisato di aver già presentato ricorso e Nicolas Sarkozy si è detto disposto a “combattere fino all’ultimo respiro per dimostrare la mia innocenza”.
