Omicidio Marco Vannini, cos'è successo 10 anni fa a Ladispoli: la ricostruzione della tragedia e come si è concluso il processo alla famiglia Ciontoli
L’ULTIMA NOTTE DI MARCO VANNINI: IL CASO A VERISSIMO
A 10 anni dall’omicidio di Marco Vannini, un libro ricostruisce la drammatica vicenda: a scriverlo Giulio Golia e Francesca Di Stefano. Una tragedia che si poteva evitare: è questa la verità processuale che ha portato alla condanna della famiglia Ciontoli. Il ragazzo, che aveva 20 anni, si trovava a casa dell’allora fidanzata Martina, perché sarebbe dovuto restare a dormire da lei.
Una serata qualunque cambiata per sempre da un colpo d’arma da fuoco sparato per errore da Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare condannato per omicidio volontario a 14 anni di carcere. Invece, per la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina la pena è stata a 9 anni e 4 mesi per concorso. Quella morte, però, poteva essere evitata, se Marco Vannini fosse stato soccorso tempestivamente.
Se la verità è emersa lo si deve alla battaglia giudiziaria dei genitori del ragazzo, che nei giorni scorsi sono rientrati in quella casa dove è morto il figlio. Ma i veri condannati si sentono loro, perché ogni giorno si alzano senza il figlio. Anche per fare in modo che resti vivo hanno scritto la postfazione del libro “L’ultima notte di Marco. Verità e bugie sul caso Vannini” che l’inviato de Le Iene presenta oggi a Verissimo.
OMICIDIO MARCO VANNINI, I FATTI E I PROCESSI
Mentre Marco Vannini era nella vasca da bagno, Antonio Ciontoli entrò per prendere una pistola da una scarpiera; da quest’arma partì un colpo che ferì mortalmente il giovane al torace, con il proiettile che raggiunse il cuore. Nonostante la gravità della ferita, tutta la famiglia Ciontoli ritardò i soccorsi. Inizialmente si parlò di un malore dovuto a uno scherzo, poi di uno spavento, infine di una ferita causata “dalla punta di un pettine”.
Fu solo grazie all’insistenza dell’operatrice del 118, che sentiva i lamenti di Marco in sottofondo, che un’ambulanza fu comunque inviata, ma la situazione era disperata e, infatti, il ragazzo morì poco dopo le 3 del mattino per un’emorragia interna. Le perizie mediche stabilirono che se i soccorsi fossero stati attivati tempestivamente, Marco si sarebbe salvato.
LA BATTAGLIA GIUDIZIARIA DEI GENITORI DI MARCO
Fece scalpore la sentenza d’appello che ribaltò quella di primo grado, derubricando il reato di Antonio Ciontoli a omicidio colposo e riducendo la sua pena a 5 anni. I genitori di Marco Vannini presentarono ricorso e la Cassazione annullò quella sentenza, chiarendo che la morte di Marco fu causata sia dalla ferita sia dal ritardo nei soccorsi, stabilendo un principio importante.
Infatti, i giudici della Suprema Corte sottolinearono la differenza tra “colpa cosciente” (prevedere l’evento ma sperare di evitarlo) e “dolo eventuale” (prevedere l’evento e accettare il rischio che accada).
Quindi, per la Cassazione i Ciontoli avevano “accettato il rischio” che Marco Vannini morisse pur di non chiamare i soccorsi, configurando quindi il dolo eventuale. Nel processo d’appello bis, è poi arrivata la pena per Antonio Ciontoli, la moglie Maria e i figli Federico e Martina sopra riportata.