In Pakistan un padre ha ucciso la figlia 16enne a colpi di pistola: la giovane aveva rifiutato di cancellare il suo profilo su TikTok
Sembra essere l’ennesimo delitto collegato all’uso di TikTok in Pakistan quello che si è registrato lo scorso 9 luglio a Rawalpindi – alle porte ella capitale Islamad -, questa volta compiuto apparentemente dal padre ai danni della figlia 16enne, “colpevole” di essersi rifiutata di cancellare il suo account sul noto social network cinese in un vero e proprio delitto d’onore, tra i più diffusi – tanto che nel 2023 se ne sono stimati addirittura 477 – nel paese mediorientale.
Partendo proprio dalla vicenda che da il titolo a questo articolo, secondo le primissime ricostruzioni fatte dalle autorità del Pakistan – e comunicate sui social dal portavoce della polizia – l’omicidio risalirebbe, appunto, allo scorso 9 luglio: in quell’occasione i familiari della 16enne avevano allertato le autorità, denunciando il fatto che la giovane si era suicidata con alcuni colpi di pistola; tuttavia senza riuscire a fornire dettagli o spiegazioni.
Da subito gli inquirenti del Pakistan avevano fortemente dubitato del racconto dei familiari della 16enne e indagando nella vicenda sono riusciti a imputare le colpe al padre: secondo le ipotesi, infatti, più volte l’uomo aveva chiesto alla ragazzina di cancellare il suo profilo TikTok – sul quale, è bene dirlo, condivideva contenuti del tutto normali per una ragazza della sua età tra balletti, scenette ironiche e makeup – e, a fronte dell’ennesimo rifiuto, l’avrebbe freddata a colpi di pistola; il tutto provando poi a inscenare il suicidio.
Il difficile rapporto tra il Pakistan e TikTok: in un mese tre omicidi legati all’uso del social cinese
Insomma, pur senza conferme da parte di un qualsiasi tribunale, quanto accaduto a Rawalpindi sembra essere l’ennesimo omicidio d’onore legato all’uso di TikTok in Pakistan: la storia del paese mediorientale con il social cinese è piuttosto complessa e articolata, tanto che nel solo 2020 – a seguito di casi simili a quello di cui stiamo parlando – le autorità civili si sono viste “costrette” a bloccarne l’accesso in almeno quattro differenti occasioni, con l’accusa di aver veicolato informazioni contrarie alla morale tradizionale del paese islamico.
Non a caso, solamente lo scorso giugno si era a lungo discusso dell’omicidio della 17enne Sana Yousaf che su TikTok aveva circa un milione di follower ed è stata raggiunta da uno stalker 22enne che le aveva sparato due colpi di pistola dopo che lei aveva rifiutato le sue avance; mentre è di poche settimane fa l’omicidio di un’altra giovane influencer – in questo caso 14enne – del Pakistan, accusata (falsamente) da un familiare di aver condiviso contenuti osceni.