È un Paolo Crepet inedito ma sempre tagliente e netto nelle sue posizioni quello che emerge da una recentissima intervista rilasciata al Corriere della Sera nella quale partendo da un ragionamento sul suo stesso successo, passa alle ormai consuete critiche che muove verso una società che sembra completamente disinteressata al futuro dei giovani, arrivano fino ad una ferma critica ai modelli culturali dominanti nei quali tira in mezzo anche l’acclamato – e criticatissimo da Paolo Crepet – programma ‘Belve’ di Francesca Fagnani e l’ormai onnipresente (anche nel dibattito politico) Elon Musk.
Partendo proprio dal suo (forse) inaspettato successo Paolo Crepet non fatica ad ammettere che da sempre “la gente ha bisogno di guide” che gli forniscano una sorta di “libretto delle istruzioni per la vita” che dal conto suo verte soprattutto a tre pilastri: da un lato “credere nei bambini e nei ragazzi” permettendogli di “sbagliare” e lasciando da parte l’ormai dominante “schizofrenia da iper controllo“, dall’altro “dare l’esempio” perché “se i genitori sono sempre al cellulare” ovviamente i figli seguiranno il loro esempio ed – infine, ammettendo tuttavia che è “complicatissimo” – “cambiare la scuola davvero”.
Complessivamente – infatti – Paolo Crepet non può non notare che oggi più che in ogni altro secolo “abbiamo fatto un baratto” scegliendo di sacrificare “le emozioni (..) pur di tenersi stretta la nostra comfort zone” tanto che ormai “l’amore è visto come una fatica, un impegno” con l’ovvia conseguenza che senza gli “inciampi” di essere lasciati “da una ragazza” si rischia alla fine di “non aver vissuto” alcun reale “momento di crescita“.
Paolo Crepet: “Elon Musk? Se va avanti così rischia di diventare un dittatore”
Allargando il suo sguardo all’intera società la primissima cosa che Paolo Crepet ci tiene a criticare è la consuetudine che vuole “in Italia il vero intellettuale (..) bruttino, con l’alito pesante e gli occhiali spessi, sempre incazzato” e soprattutto assolutamente non divertito dalla vita: una visione che l’ha tenuto a lungo fuori da questa categoria facendolo vivere – ed oggi rivendica questo termine – come “un eretico” nel senso di “colui che cerca e cercando è scomodo”.
Riflettendo sul fatto che anche una figura come Elon Musk possa essere considerato tale, Paolo Crepet definisce il miliardario “geniale quanto Bill Gates o Steve Jobs”, anche se forse sempre più affetto da “un’euforia” che lo sto portando a “volersi prendere il mondo” con il rischio – che si è visto in tutti i grandi della storia dall’alba dei tempi ad oggi – “diventare (..) un dittatore“; dicendosi peraltro che certo che “prima o poi qualche attore rifarà la scena di Charlie Chaplin che prende a calci il mappamondo” vestendosi – invece che da Hitler come nella versione originale – “da Musk”.
Paolo Crepet contro la TV moderna: “Il livello culturale è in costante declino”
Passando – infine – ai nostri attuali modelli culturali la prima cosa che Paolo Crepet evidenzia è l’ovvio “declino” legato al fatto che tutti i mezzi di comunicazione “non hanno di che parlare realmente” alimentando una perversa – e certamente dannosa – “necessità voyeuristica” particolarmente evidente in programmi televisivi nei quali il famoso di turno va a “parlare dei fatti suoi” senza aggiungere nulla di reale al dibattito culturale, sociale e – tanto meno – politico.
Da qui il passaggio a Belve è praticamente naturale ed infatti Paolo Crepet ne collega il successo al fatto che “la gente è disperata” al punto da dover andare a “cercare la volta in cui sei scivolato sulla buccia di banana” mettendo in mostra quella che chiama “disperazione allo stato puro“: la conseguenza di questo tipo di “televisione animalesca” è che “gli adolescenti vedono che noi siamo spietati” ed ovviamente seguono l’esempio diventandolo a loro volta; ipotizzando che dal conto suo servirebbero oggi più programmi alla “Baricco che si era inventato una grande televisione” dalla quel si poteva trarre vero e proprio “nettare” per il cervello, oppure anche più presentatori sul modello di “Alessandro Barbero che sa raccontare le cose” e trasmettere la sua passione reale per la storia.