IL “MESSAGGIO” DELLA GROENLANDIA AGLI USA DI TRUMP: “NON SIAMO IN VENDITA MA DISPOSTI A NEGOZIARE”
Il “caso Groenlandia” è tutt’altro che una mera diatriba fanta-politica come si potrebbe credere, tanto che dopo le clamorose rivendicazioni del Presidente eletto Donald Trump, arrivano in serie le risposte dalla Danimarca (che formalmente “possiede” la grande isola al Circolo Polare Artico) e dello stesso territorio che conta appena 56mila abitanti si una superficie di oltre 2milioni di chilometri quadrati. Se la Premier danese Mette Frederiksen ha inviato le navi militari presso la Groenlandia in risposta alla “promessa” fatta dal leader repubblicano, il Premier locale Múte Bourup Egede rivendica come il suo Paese non voglia essere danese, né americano, ma solo groenlandese.
Al contempo, davanti al ribadire che la Groenlandia non è in vendita, è lo stesso Egede a sottolineare come vi può essere lo spazio politico per trattare: a margine della conferenza stampa bilaterale con la leader della Danimarca prima del weekend, il Premier groenlandese ha ribadito che resta un desiderio legittimo di indipendenza della sua terra, chiedendo il rispetto di tutti gli attori internazionali in questo. Non significa però che allora saranno tolte le relazioni con gli Stati “vicini”, dalla Danimarca ovviamente ma senza escludere neanche gli USA: «siamo disponibili a tenere colloqui con Trump», spiega Egede ammettendo che la Groelandia geograficamente fa parte integrante del continente nordamericano, e per questo «lavoreremo insieme per trovare delle soluzioni» sul futuro del territorio artico.
Ricordiamo come tutto (o quasi) ebbe inizio con la conferenza stampa dopo Capodanno del Presidente designato degli Stati Uniti il quale da Mar-a-Lago non ha escluso l’uso della forza economica e/o militare per riportare la Groelandia sotto la sfera di influenza americana, aggiungendo poi simili discorsi anche per il Canale di Panama e, addirittura, il Canada. Secondo l’orientamento della prossima Presidenza repubblicana alla Casa Bianca, la “rotta artica” in mano sempre più a Cina e Russia deve essere al più presto contrastata dagli Stati Uniti: in aggiunta, le terre rare e materie prime preziose presente nel vasto territorio sempre più “scongelato” dallo scioglimento dei ghiacci artici, fanno gola all’economia americana nell’impostare una contro-risposta all’alleanza russo-cinese.
LE NAVI DELLA DANIMARCA, LA SPINTA DI ELON MUSK E LA SFIDA ALL’ALLEANZA “ARTICA” TRA RUSSIA E CINA
«Facciamolo!», così Elon Musk su X replica alle ultime dichiarazioni del Premier della Groenlandia, aggiungendo che qualora il popolo locale realmente volesse il ricongiungimento con il territorio americano «dovremmo accettarlo». Con la Danimarca che si trova sempre più lontana dalla “gestione diretta” della grande isola artica, almeno secondo le previsioni dell’ala più conservatrice del Partito Repubblicano USA, il destino della Groenlandia andrà valutato e compreso probabilmente già nei primi mesi della Presidenza Trump, al via il prossimo 20 gennaio 2025 con l’insediamento alla Casa Bianca.
Necessaria per la sicurezza a nord degli Stati Uniti e al contempo preziosa per le proprie terre rare, la Groenlandia viene vista dal Presidente eletto come un’occasione importante per ribadire il grado di sfida geopolitica ed economica al duopolio di Putin e Xi Jinping: come spiega al “Corriere della Sera” il direttore dell’Institute of Export & International Trade, Marco Forgione, l’Artico è una delle zone di più vasto interesse (e dunque di potenziale scontro) geopolitico dei prossimi decenni, con lo scioglimento dei ghiacci e lo sfruttamento di territori fino ad oggi impensabili da parte delle superpotenze mondiali. Perciò considerare il “caso Groenlandia” come una “buffa” richiesta in stile “Risiko” da parte degli Stati Uniti è tutt’altro che sensato, in ballo c’è qualcosa di molto più serio e urgente: lo sviluppo di una rotta artica è da tempo nei piani principali del Presidente Putin e la richiesta di Trump – sebbene nei toni un po’ sgangherata – non è altro che una risposta volta a sfidare direttamente il possibile predominio futuro dell’area del Polo Nord. Copenaghen in tutto questo ha da un lato inviato alcune navi militari verso l’Isola artica come segnale diretto alle polemiche sollevate da Trump, ma al contempo fa sapere con la Premier Frederiksen che gli Stati Uniti restano il più grande alleato della Danimarca e una soluzione verrà trovata sicuramente, conscia anche del fatto che i rapporti tra Groelandia e Stato danese sono tutt’atro che idilliaci dopo le recenti scoperte di un possibile “mini” genocidio messo in atto negli Anni Sessanta sulla popolazione locale. Secondo l’accusa emersa di recente in Groelandia, alcuni medici danesi avrebbero inserito addirittura degli anticoncezionali (le spirali) all’interno delle ragazze groenlandesi senza informarle.