In giugno Leone XIV ha tenuto un discorso, in occasione del Giubileo dei governanti e degli amministratori, che rilancia il ruolo della legge naturale
Il discorso di papa Leone XIV all’Unione interparlamentare internazionale, in occasione del Giubileo dei governanti e amministratori, sollecita tutti all’impegno per il bene comune, per la pace e la democrazia, curando la dimensione politica dell’esistenza, come ha esortato papa Francesco nella Fratelli tutti. È proprio del cuore umano “l’amore politico”.
Il discorso ha suscitato notevole attenzione per il richiamo alla legge naturale: “Per avere un punto di riferimento unitario nell’azione politica, piuttosto che escludere a priori, nei processi decisionali, la considerazione del trascendente, gioverà cercare, in esso, ciò che accomuna tutti.
A tale scopo, un riferimento imprescindibile è quello alla legge naturale, non scritta da mani d’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente in ogni tempo, che trova nella stessa natura la sua forma più plausibile e convincente”. “Ciò che accomuna tutti” è una “pro-vocazione” che impegna a un lavoro.
Nel discorso al convegno della DC lombarda nel 1987 ad Assago, don Luigi Giussani, richiamando l’intervento di Giovanni Paolo II all’Unesco, ricordò che l’uomo “è uno nella realtà del suo io”. […] Che cosa determina, cioè dà forma a questa unità dell’uomo, dell’io? È quell’elemento dinamico che attraverso le domande, le esigenze fondamentali in cui si esprime, guida l’espressione personale e sociale dell’uomo. Brevemente, io chiamo senso religioso questo elemento dinamico”.
Questo fattore unificante, non uniformante, oltre le interpretazioni personali, culturali e ideologiche, costituisce nel profondo la grammatica per il dialogo costruttivo e fecondo nella costruzione di “una città affidabile” (papa Francesco, Lumen Fidei, 50).
Andare, dunque, al cuore dell’esperienza umana fa bene alla “città politica”, in quanto favorisce il “processo di argomentazione sensibile alla verità”, come affermato nel dialogo tra Ratzinger e Habermas, facendo emergere dall’esperienza stessa le evidenze e le esigenze costitutive dell’umano.
Sulla base di ciò è possibile un confronto ragionevole. “Parliamo di un dialogo che esige di essere arricchito e illuminato da ragioni, da argomenti razionali […] (riconoscendo) valori che trascendono i nostri contesti e mai negoziabili” (Fratelli tutti, 211).
Tener desto, vivo il dialogo sull’umano corregge la razionalità politica, come evidenziato da papa Benedetto, riscattandola di continuo dall’ideologia e dalla parzialità; nello stesso tempo, “purifica” la fede, riscattandola dal rischio di diventare disincarnata, cioè priva di interesse per i bisogni e le urgenze degli uomini.

Nel discorso papa Leone rimarca l’urgenza storica rappresentata dall’intelligenza artificiale, che costituisce, in un certo senso, la cifra sociale del suo Pontificato: “Si tratta di uno sviluppo che certamente sarà di valido aiuto alla società, nella misura in cui, però, il suo utilizzo non porti a intaccare l’identità e la dignità della persona umana e le sue libertà fondamentali”.
Lo sguardo antropologico proprio della fede alimenta la consapevolezza della dignità della persona, comunicando un’esperienza viva imbattendosi nella quale l’uomo sperimenta una “profonda meraviglia di se stesso”.
Da questa prospettiva è possibile avere uno sguardo simpatetico con tutte le modalità espressive della vocazione co-creatrice dell’uomo, ridestando la domanda su “chi siamo” e quindi perforando sistematicamente chiusure idolatriche e autosufficienti. In questo senso, il discorso all’Unione interparlamentare è un paradigma da approfondire nella vita della comunità cristiana e in tutte le articolazioni della società.
Alla Conferenza episcopale italiana Leone XIV ha raccomandato una particolare cura dei fedeli laici, formati nella Dottrina sociale, perché siano protagonisti dell’evangelizzazione nell’economia, nella scuola, nella politica, nella cultura. Testimoni di ritrovata visibilità della gioia del Vangelo, esperienza di una Presenza che cambia, criticamente documentabile ed argomentabile, che rende ragione della razionalità stessa della fede.
Per tantissimi di noi, “viva riflessione sull’umano”, secondo l’insegnamento cui siamo stati educati, con singolare accento sul cuore, come “risuonatore di Quincke”, che fa risaltare la nota dominante del vero. Protagonismo storico, per sovrabbondanza di corrispondenza, che non ha bisogno, come papa Leone ha affermato nella veglia di Pentecoste con i movimenti, le associazioni e le nuove comunità, di “sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali”.
Protagonisti di una presenza “lievito di unità” nella Chiesa e nel mondo: unità dinamica, nella diversità, non uniformante, creativa, poliedrica, “laboratori di comunione” nell’epoca della società frammentata, sperimentando il gusto di lavorare insieme, di godere della bellezza dei legami, nella varietà e nella libertà delle storie personali a vantaggio di tutti.
È la dimensione quotidiana della pace, ripresa dei legami, in ogni ambito, per una convivenza coesa, avendo a cuore il valore del legame nel suo significato ontologico, in “ciò che accomuna tutti”, con effetti sul piano economico, civile, culturale e politico: metodo di lavoro per il bene comune inscritto nella natura stessa della persona.
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