Ieri Leone XIV ha celebrato la sua prima messa da papa. Nell’omelia ha fatto suo lo sguardo di Pietro rivolto a Cristo, unico vero tesoro della Chiesa
Un dato che emerge chiaramente dalla prima omelia pronunciata nella messa Pro Ecclesia da Papa Leone, a dispetto delle dietrologie dei giornali, è come le sue parole non siano l’espressione di una qualche fazione ecclesiastica impossessatasi del ruolo di comando.
Sono parole, piuttosto, di un uomo che avverte tutta la responsabilità di dover entrare sempre più pienamente nello sguardo di Pietro rivolto a Cristo, piene della consapevolezza di aver bisogno lui, per primo, di essere guardato dal Signore.
Strappandoci di colpo dallo stordimento opprimente del flusso di interpretazioni con cui in mille modi abbiamo sentito parlare della Chiesa in queste settimane, Papa Leone ci ha rimesso davanti all’unico tesoro, l’unico “patrimonio che da duemila anni la Chiesa, attraverso la successione apostolica, custodisce, approfondisce e trasmette”: “Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, cioè l’unico Salvatore e il rivelatore del volto del Padre”.
Il tesoro della Chiesa è Cristo stesso, nel quale emerge tutta la verità del nostro essere uomini e che introduce, allo stesso tempo, questa nostra umanità nell’orizzonte di un’esistenza che non ci saremmo mai immaginati, mostrandoci il volto di misericordia infinita del Padre.
Il Signore Gesù ci mostra “un modello di umanità santa che tutti possiamo imitare, insieme alla promessa di un destino eterno che invece supera ogni nostro limite e capacità”.
Per questo è decisivo secondo Papa Leone poter fare i conti con la realtà storica in cui viviamo oggi, la quale, come duemila anni fa, non manca di produrre le sue interpretazioni su Dio e su Cristo. La grande domanda che Gesù pone ai suoi – “La gente chi dice che sia il figlio dell’uomo?” (Mt 16,13) – conserva tutta la sua attualità: per molti oggi Gesù rimane “una persona priva d’importanza, al massimo un personaggio curioso” da eliminare non appena si debba rivelare presenza fastidiosa; per molti altri, ha sottolineato il Papa, il Nazareno rimane un uomo “che dice cose giuste”, un grande uomo, che può valer la pena seguire nella misura in cui il seguirlo non comporti “troppi inconvenienti o rischi”.
Atteggiamenti, questi, che non colgono la profondità reale e la verità di chi Gesù è. Qui è la Chiesa, “arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia”, che deve fare la sua parte. La sua missione è da sempre quella di riconoscere e annunciare la realtà irriducibile di Cristo, non tanto attraverso “la magnificenza delle sue strutture” quanto “attraverso la santità dei suoi membri”.
Attraverso la santità della vita – la vita messa in cammino e trasformata dall’incontro con Cristo – il Papa ci invita ad abitare questo “mondo che ci è affidato” nel quale “siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Cristo salvatore”. Una missione che prima di rivolgersi ad extra, è da vivere dal di dentro del proprio cammino umano. “Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’ […] Dico questo – aggiunge il Papa – prima di tutto per me, come successore di Pietro”.
Facendo sue le parole di Ignazio di Antiochia – “Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo” (Lettera ai Romani, IV,1) – Papa Leone ha così sintetizzato con un’immagine potente la responsabilità profonda cui Dio lo ha chiamato attraverso il voto dei cardinali, delineando idealmente il suo stesso pontificato: “sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”.
Davanti alle diverse letture politiche della Chiesa che si sono affastellate in questi giorni, Papa Leone ci mostra come nella complessità di questo mondo ad essere decisiva sia la via del farsi piccoli: il segreto che consente di abitare il cambiamento d’epoca in cui siamo immersi è la libertà di chi è disposto a sparire, perché si manifesti Colui che solo rende grande la vita.
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