E’ decisamente curioso il retroscena raccontato da Roberto D’Agostino sul grande Papa Giovanni Paolo II. In una delle prime riunioni dopo l’elezione a Pontefice, spiega il giornalista attraverso le colonne di Vanity Fair, Wojtyla incontrò Monsignor Stanislaw Dziwisz, ex collaboratore fin da quando il Papa era arcivescovo di Cracovia. “Rimasero soli a chiacchierare lungamente – spiega ‘Dago’ – ricordando i vecchi tempi in cui nuotavano e sciavano insieme”. Quando arrivò sera, poi, i due decisero di godersi una pizza, trasgredendo di fatto ogni possibile regola. “Indossarono un discretissimo clergyman e saltando ogni protocollo di sicurezza decisero di uscire dal Vaticano”.
La meta, una trattoria di Trastevere nota a Dziwisz, anche se non si è mai chiarito “se si trattasse di “Santino”, in via S. Francesco a Ripa o “La Piccola Montecarlo”, in via Dandolo, angolo viale Glorioso”. Quindi D’Agostino prosegue: “Consumata con abbondanti libagioni di birra la gastro-bisboccia, la zingarata papale si complicò”. I due, infatti, una volta pronti a tornare in Vaticano, trovarono i varchi chiusi, e non solo: “Alla carraia di Porta Sant’Anna – nonostante gli sforzi del Dziwisz nell’affermare che il sacerdote accanto a lui era Giovanni Paolo II – le guardie svizzere non riconobbero il neoeletto Pontefice e sbarrarono il passo ai due birbanti (la gendarmeria dello Stato pontificio ha la stessa fama dei carabinieri delle barzellette)”.
PAPA WOJTYLA E LA PIZZA CON MONSIGNOR DZIWISZ: ECCO COME FECERO I DUE A TORNARE NEI PROPRI ALLOGGI
Secondo il giornalista Papa Wojtyla e l’amico rimasero mortificati anche se non troppo “grazie alla quantità di alcol in corpo”, scrive lo stesso. Dopo di che si recarono presso il Commissariato di Borgo, dove Dziwisz vantava delle amicizie. Si ritrovarono quindi a parlare con l’agente di turno che ovviamente rimase esterrefatto: “Ma se sei tu il Papa, non hai le chiavi di casa?”.
A quel punto intervenne il commissario in persona che riaccompagno i due “fuggitivi” all’ingresso di Porta Sant’Anna, certificando l’identità della coppia. “Non si era mai visto, in passato – conclude D’Agostino a chiosa di questo curioso episodio – un sovrano cattolico capace di catturare laici e laidi, intellettuali e rivoluzionari, e tenere prigionieri la carta stampata e la comunicazione televisiva, il diavolo e l’acqua santa, senza rovesciare protocolli secolari e tirando avanti come se, niente niente, fosse un mito. Nel senso greco della termine: “mythos” come parola, discorso, narrazione, quindi fonte di emozione e monito di conoscenza, dunque metafora del mondo. Nel bene e nel male”.