Ricordo di Don Stanislao Dziwisz a 20 anni dalla morte di San Giovanni Paolo II: “trascinò Chiesa verso il Terzo Millennio. Eravamo tutti commossi con lui”
DON STANISLAO, UNA VITA CON PAPA WOJTYLA FINO ALL’ULTIMO ISTANTE
Vent’anni esatti dalla morte del Papa che ha cambiato per sempre la storia della Chiesa e dell’umanità nel Novecento: San Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla, nelle sue migliaia di apparizioni in pubblico durante i 27 anni di Pontificato aveva quasi sempre al suo fianco il segretario Don Stanislaw Dziwisz, ordinato cardinale da Benedetto XVI proprio come riconoscenza enorme della Chiesa per quell’uomo umile e mite che seppe accompagnare nel suo percorso di storia umana il grande Santo polacco.
Lontano dai riflettori dopo la “pensione” come arcivescovo emerito di Cracovia, “Don Stanislao” – come era ricordato ai tempi del Pontificato di Giovanni Paolo II – a “Il Tempo” ricorda quegli ultimi attimi passati accanto al Santo Padre, al culmine della malattia che lo ha segnato nei suoi ultimi anni di Magistero. In quella sera del 2 aprile 2005 con il mondo intero in preghiera per l’aggravamento delle condizioni, Papa Wojtyla è rimasto cosciente per tutto il tempo, salutando i collaboratori e lo stesso fidato segretario che lo seguì fin dai tempi della Diocesi di Cracovia.
Don Stanislao racconta delle lacrime di loro tutti affianco al Pontefice, il quale invece era serenissimo e ben cosciente di andare incontro a Dio: «sapeva che da piazza San Pietro, ai giovani, fino a tutta la Chiesa stava piangendo per lui». Secondo quanto racconta ancora il cardinale polacco, San Giovanni Paolo II ha lasciato questo mondo continuando a pregare per tutti: ed è proprio in quell’istante, alle 21.37, che nell’esalare l’ultimo respiro Stanislao e gli altri collaboratori lo guardavano commossi, ringraziando Dio per l’immenso dono che fu per tutti quello straordinario Pontefice. L’Inno del Te Deum cantato, le pratiche svolte, i preparativi per i funerali e quell’immensa carovana di persone che si sarebbe poi mossa verso il Vaticano in pellegrinaggio.
LA SANTITÀ IN VITA E LA CHIESA VERSO IL TERZO MILLENNIO
Tutti sapevano, tutti sentivano che Giovanni Paolo II in realtà era già Santo per Dio, prima ancora del riconoscimento poi avvenuto (con tempi record) dalla Chiesa con l’iter canonico: stando affianco a lui per oltre 50 anni, il cardinale Dziwisz ben conosceva la grandezza di quell’uomo che già riceveva il grido di “Santo Subito” nei giorni prima e dopo i suoi funerali. «Quando morì ero convinto fosse morto un santo», racconta Don Stanislao ai colleghi del “Tempo”, ben prima dunque dei percorsi di Beatificazione e Canonizzazione.
Non era però solo la convinzione del suo amico e fidato segretario, bensì tutti coloro che ebbero modo di passare del tempo con lui – e i tantissimi che nel mondo pregavano per la sua guarigione – erano già convinti di avere di fronte un autentico Santo vivente della Chiesa di Cristo: tanto che colui che stava per divenire Papa Benedetto XVI, nell’omelia del funerale ebbe e adire senza problemi «siamo certi che il nostro amato Papa sta ora alla finestra della casa del Padre e ci benedice».
Un lascito enorme quello di Papa Wojtyla per la Chiesa e in generale per l’intera umanità, anche oggi vent’anni dopo quella triste dipartita: come ricorda benissimo il suo segretario, San Giovanni Paolo II ha predicato in ogni angolo del pianeta, difendendo l’integrità della persona umana, la sua libertà inviolabile e la piena dignità di ogni diritto umano, ma non solo. Come ricorda Dziwisz, «il Papa ha rovesciato l’ideologia totalitaria e il sistema comunista dai Paesi dell’Europa dell’Est e centrale», dando un contributo politico e culturale, sociale e religioso, trascinando letteralmente la Chiesa verso il Terzo Millennio anche grazie al prezioso contributo – prima da responsabile della Dottrina della Fede, poi come Pontefice suo successore – di Joseph Ratzinger.