Con l'insediamento di una Commissione specifica presso il Cnel, si è resa pienamente operativa la legge sulla partecipazione dei lavoratori
La novità più rilevante dell’anno sociale appena trascorso per quanto concerne il lavoro e le relazioni industriali è stata certamente l’approvazione delle legge 15 maggio 2025, n. 76 recante «Disposizioni per la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese».
Dopo 77 anni dalla formulazione del principio costituzionale fissato all’articolo 46 della Carta («la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende») finalmente, grazie a una proposta di legge di iniziativa popolare presentata dalla Cisl nel 2023, divenuta poi oggetto di dibattito in Parlamento, fino alla definitiva approvazione, sono stati stabiliti i «modi» e i «limiti» per il riconoscimento di questo originalissimo «diritto» dei lavoratori, figlio dell’incontro tra la cultura sussidiaria della Rerum Novarum di Leone XIII e le istanze per un protagonismo effettivo dei lavoratori formatesi nelle forze politiche e sindacali nel Dopoguerra.
Insomma, già i costituenti scelsero una terza via tra l’asfissiante dirigismo sovietico affermatosi a est e il cinico ordine della mano invisibile affermatosi a ovest. Certo, oggi il mondo è cambiato e così le dinamiche dell’economia; non è però cambiato il cuore dell’uomo, che, nel bene e nel male, anche quando non sembra, governa tanto le vicende geopolitiche (si pensi alle drammatiche tensioni degli ultimi anni), quanto definisce la moralità del commercio, della produzione industriale e dei servizi, del mercato del lavoro.
Per questo la legge 76, alla quale sarà opportunamente dedicato un incontro al prossimo Meeting di Rimini, svolge un ruolo centrale non soltanto in termini tecnici, ma ancor più sotto il profilo culturale.
Non si cada nella tentazione di ascrivere un ruolo salvifico a un atto legislativo: le norme, quando ben concepite, scevre da ogni tentazione di giuspositivista, sono in grado di aprire (ma anche, troppo spesso, comprimere) spazi che devono essere riempiti dall’azione delle persone.
Nel caso della legge sulla partecipazione, la responsabilità è affidata alle parti sociali che, mediante la contrattazione collettiva di primo (cornice regolatoria generale) e di secondo livello (adozione delle pratiche partecipative nelle singole imprese), sono chiamate a profilare la partecipazione gestionale, economico-finanziaria, organizzativa e consultiva nelle forme più adeguate alla tipologia, al settore, alla dimensione e al territorio delle imprese ove si sceglierà, volontariamente e senza alcun obbligo (sarebbe d’altra parte ben contraddittorio un ordine imperativo a “partecipare”…!), di verificare i vantaggi economici e competitivi della logica partecipativa in luogo della solita contrapposizione conflittuale.
Il 7 agosto si è insediata presso il Cnel la Commissione nazionale permanente per la partecipazione dei lavoratori prevista dall’articolo 13 della legge 76. Con l’individuazione dei diciassette membri che la compongono (sei indicati dalle associazioni datoriali, altrettanti dai sindacati, tre esperti tecnici, un componente di nomina del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e uno individuato dal Cnel, ove la Commissione è collocata), nonché con l’elezione del Presidente, si è resa pienamente operativa la legge sulla partecipazione dei lavoratori.
Compito della Commissione sarà quello di monitorare in tempo reale la diffusione del metodo partecipativo nel tessuto produttivo e dei servizi italiano e di accompagnare le imprese a scoprire le potenzialità della legge 76.
Finita la lunga stagione del dibattito partitico (ma è solo all’inizio quella del confronto scientifico, troppo spesso condizionato dalle medesime logiche politiche), è finalmente venuto il momento dell’implementazione. È ora compito di imprese e sindacati la verifica “sul campo” dell’attualità delle intuizioni della Dottrina sociale della Chiesa cattolica in merito alla responsabilità di lavoratori, imprenditori e forze sociali anche nell’epoca della quarta rivoluzione industriale e dell’intelligenza artificiale generativa.
@EMassagli
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