Per un nuovo domani, diretto da Luca Brignone
Venerdì 26 gennaio, in prima serata su Rai 3, alle ore 21,20, verrà trasmesso un docu-film che racconta le vicende degli ebrei internati nella Garfagnana, in Toscana, in concomitanza della vigilia delle celebrazioni relative alla Giornata della Memoria. Per un nuovo domani è una produzione di Rai Fiction con Alfea Cinematografica e il soggetto è tratto dal libro L’orizzonte chiuso. L’internamento ebraico a Castelnuovo di Garfagnana 1941-1943, scritto da Silvia Q. Angelini, Oscar Guidi e Paola Lemmi.
La regia Per un nuovo domani è stata affidata a Luca Brignone, al suo primo lungometraggio, dopo aver contribuito a dirigere diversi episodi della fortunata fiction Il paradiso delle signore.
Protagonista è il bravissimo Neri Marcorè, insieme a Paolo Giomarelli, Elena Meoni, Francesca Nunzi, Luigi Pisani, Flavia Comi, Leonardo Caneva, Sofia Gaiani e Gianluca Bottoni.
La storia di Per un nuovo domani: 70 ebrei in “internamento libero”, una storia da ricordare per la Giornata della Memoria
Per un nuovo domani è incentrato su una narrazione che probabilmente non è conosciuta dal grande pubblico e che, proprio per questo, rappresenta qualcosa di imperdibile per coloro che vogliono fare luce sugli episodi della storia.
La location scelta è una cittadina della Garfagnana chiamata Castelnuovo. Qui c’è un gruppo di 70 persone di origine ebraica composto da stranieri. Il loro status è quello degli internati liberi.
In tale definizione giuridica dell’epoca, rientravano coloro che avevano un domicilio obbligato all’interno di questa località montana lucchese. Nei due anni in cui queste persone risiedono forzatamente sul posto, si avviano rapporti di varia natura, che talvolta sono anche caratterizzati da incomprensioni. Va detto che prevalentemente c’è un clima solidaristico di aiuto, come spesso accade durante le convivenze, benché sia una condizione coatta.
Il destino reale della maggior parte di questi individui, purtroppo, è stato quello dei campi di sterminio e la successiva morte per mano dei nazisti. Alcune persone riuscirono effettivamente a scampare al pericolo e si rifugiarono presso le famiglie garfagnine che si resero disponibili per nasconderli.
La ricostruzione non disdegna il genere della fiction, tracciando una caratterizzazione priva di riscontri, dove si va a definire anche il lato umano della vita di comunità.
C’è spazio inoltre per questioni sentimentali, per l’educazione scolastica e per la preghiera, in una vita dove le difficoltà non mancano affatto. Le restrizioni dovute alle regole oppressive crescono senza sosta insieme al freddo e alla fame. Chi si consegna non riesce a salvarsi la vita e chi scappa può avere invece una minima speranza. C’è una sorta di io narrante che si pone come una trovata stilistica degna di nota, con i personaggi che si rivolgono al pubblico e che chiariscono gli elementi utili alla ricostruzione storica. Ne deriva un’empatia singolare ma efficace tra lo spettatore e gli attori…