Da poco più di una settimana su Prime Video è disponibile la seconda stagione di Pesci Piccoli, la serie prodotta dal collettivo The Jackal
La seconda stagione di Pesci Piccoli, la serie di Prime Video prodotta dal collettivo comico The Jackal, è arrivata sugli schermi il 13 giugno e ha già ottenuto un ottimo riscontro. Non sono però mancate alcune critiche e mugugni tra i fan più affezionati. È un effetto prevedibile quando si tenta qualcosa di nuovo. E bisogna ammettere che qualcosa di nuovo i ragazzi napoletani sono riusciti davvero a mostrarcelo.
Si nota un netto miglioramento nella scrittura e nella costruzione delle situazioni immaginarie in cui i protagonisti si cacciano volontariamente. Colpisce soprattutto la versatilità di alcuni di loro, che stanno passando – com’è naturale che accada – da comici programmati per il tempo di una battuta o di uno sketch a interpreti più completi, capaci anche di commuovere e di restituire gli stati d’animo di una generazione fondamentalmente introversa e disillusa.
Pesci Piccoli è una sit‑com che si ispira a The Office, la celebre serie angloamericana firmata da Ricky Gervais e Steve Carell. Ambientata in una piccola agenzia di comunicazione nella periferia est di Napoli, la serie racconta con ironia la precarietà del lavoro e delle relazioni, le aspirazioni represse, e le grandi capacità dei giovani che spesso restano bloccate dai condizionamenti sociali. Il titolo fa riferimento tanto ai clienti “piccoli” quanto alla sensazione costante di non poter competere con le grandi realtà del Nord.
A un certo punto, la trama tradizionale quasi scompare: l’ufficio di via Argine diventa il punto di partenza per fughe immaginifiche nella mente dei protagonisti, mentre la loro realtà quotidiana resta immobile. È così per Fabio, che coltiva un amore segreto per la capoufficio appena arrivata da Milano; per Aurora, che non trova mai il coraggio di dichiararsi; per Fru, che continua a filosofeggiare su ogni piccola incongruenza del loro microcosmo professionale.
Ma è su Ciro che si concentra stavolta il peso narrativo maggiore, sconvolto dal ritorno improvviso di Giulia, un amore del passato, che si ripresenta in agenzia con una bambina di sette anni – gli stessi anni trascorsi dal loro ultimo incontro. A Ciro Priello tocca così il compito più delicato: abbandonare il registro comico puro per interpretare, di volta in volta, il romantico, il goffo, il padre incerto e innamorato.
Tra i protagonisti, proprio Priello mostra una maturità inedita. Dopo il successo di LOL – Chi ride è fuori e il recente Falla girare 2: Offline, riesce a costruire un personaggio complesso, autentico e mai eccessivo. Accanto a lui, Fabio Balsamo conferma la sua capacità di unire tenerezza e umorismo, già emersa in Imperfetti criminali e in Addio fottuti musi verdi.
Gianluca Fru, con il suo stile surreale e riflessivo, aggiunge sfumature inaspettate al suo personaggio, proseguendo un percorso già visto in programmi come Pechino Express e Italia’s Got Talent. Aurora Leone, rivelazione degli ultimi anni con Generazione 56K e LOL, interpreta con delicatezza e autenticità una giovane donna schiacciata dalla timidezza e dai rimpianti. Da segnalare anche Martina Tinnirello, nuova presenza nella serie, che si distingue per naturalezza e spontaneità, portando una ventata di freschezza.
Come sempre, i The Jackal possono anche non piacere a tutti, o addirittura risultare eccessivi, ma dosati nel modo giusto è difficile non apprezzarne il tentativo di innovare. E, soprattutto, la loro capacità – fondamentale per ogni comico – di far riflettere oltre che sorridere. Continuano a essere una voce fondamentale per raccontare la generazione dei trentenni: quella schiacciata tra i boomer che resistono e la Gen Z che avanza, occupando con spavalderia il loro stesso spazio espressivo, tra influencer e content creator.
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