Raf e Umberto Tozzi, attraverso le colonne di “Quotidiano Nazionale”, sono tornati a parlare delle loro carriere, ma anche dei talent show e del Festival di Sanremo, con il meccanismo delle gare musicali che proprio a loro non va a genio. In primis, Tozzi ha detto che oggi non riuscirebbe più a scrivere pezzi senza tempo come “Gloria”, in quanto si tratta di “perle nate in un momento straordinario. Sono cambiati i tempi e la testa oggi è rivolta altrove; non c’è più quella spontaneità, ma dopo tutto questo tempo penso sia fisiologico”.
Una volta, scherzando, Tozzi disse che gli sarebbe piaciuto nascere a Liverpool per diventare il quinto Beatle e quella battuta ancora lo perseguita (“neanche avessi detto che mi sarebbe piaciuto nascere a Pietralcina, come Padre Pio…”). Non sono neppure mancate le esperienze straordinarie, a cominciare dall’incontro con Bigazzi o con Greg Mathieson, arrangiatore di “Gloria“, così come per Raf, che rivela: “Ricordo quando suonai con i Cafè Caracas in piazza Maggiore a Bologna prima dei Clash. Era il 1° giugno 1980. Si trattava di un concerto punk e durante la nostra esibizione sul palco arrivò di tutto, dagli sputi agli ortaggi, poi salì in scena la band di Joe Strummer e ci rendemmo conto che stavamo vivendo una giornata storica. Pure quello lasciato dal Pavarotti and Friends, nel 2002 è stata un segno profondo. Sentire il Maestro cantare accanto a me Cosa resterà degli anni ’80 o incontrare nel retropalco Lou Reed e scambiarci due parole furono esperienze straordinarie”.
RAF E UMBERTO TOZZI: “ELIMINAZIONI IN GARE MUSICALI? SENZA SENSO”
Raf e Umberto Tozzi, nel prosieguo del loro intervento congiunto su “QN”, hanno rivelato di non avere un buon rapporto con le eliminazioni dai tornei musicali. Proprio Tozzi ha spiegato che un motivo per il quale non andrebbe mai a fare il giudice di reality è che, a suo avviso, occorrerebbe premiare tutti coloro che si propongono per fare questo mestiere. Inoltre, “trovo giusto che oggi Sanremo sia innanzitutto una vetrina giovanile. Morandi ci va, ma la sua è un’altra gara. Perché lui è Morandi su quel palco può fare ciò che vuole; salirci da concorrente, da ospite o da presentatore”.
Ancora più schietto Raf: “Le gare di canzoni non dovrebbero esistere, perché nulla hanno a vedere con la musica. Sono una formula televisiva e basta. Come puoi, in ragione dello share, far piangere un ragazzino che vive di sogni? Noi siamo musicisti. Personalmente l’ho sempre fatto su costrizione e alla fine ho accettato per fare contenti i discografici, i produttori, e per avere un ritorno pubblicitario dalla mia partecipazione. Ma non certo per il piacere di gareggiare”.