Renato Zero: “rispetto Dio, sono educato alla curiosità”/ “Se c’è la buona fede il peccato cambia strada”

- Niccolò Magnani

La fede e il rispetto in Dio per Renato Zero: “sono stato educato alla curiosità, il peccato è di chi lo ritiene possibile”. La felicità e il potere, ecco cosa racconta l'artista 73enne

Renato Zero Renato Zero (ANSA, Riccardo Antimiani)

LA FEDE E LA CURIOSITÀ IN RENATO ZERO: “CRESCIUTO CON LE SUORE, IL PECCATO È DI CHI LO RITIENE POSSIBILE”

Cresciuto con le suore, in famiglia con tre sacerdoti, amico di Don Mazzi e Don Gelmini, educato al rispetto per Dio e la fede: Renato Zero nella sua lunga intervista a “La Repubblica” – in occasione del nuovo disco e tour “Autoritratto” – conferma quanto già spiegato in passato in merito al suo particolare rapporto con la fede cristiana. Se però nella ospitata a “Tutti Frutti” su Rai News24 nel 2022 il grande cantante romano aveva parlato di una «contaminazione» positiva alla fede in gioventù, riconoscendo nel servizio di tanti preti e religiose un fondamentale «apporto alla vita quotidiana», nel dialogo con “Rep” emerge un commosso rispetto per ciò che rappresenta Dio e la fede.

«La fede disturba chi non ce l’ha», garantisce Renato Zero nel raccontare la sua infanzia passata con l’educazione delle suore del Sacro Cuore a Roma, accogliendo sia lui che la sorella minore. L’artista punto di riferimento dei “sorcini” spiega poi di aver avuto tre zii sacerdoti che hanno trasmesso in lui l’educazione e «la curiosità, il rispetto verso Dio e la fede». Renato racconta poi di aver abbracciato quell’educazione particolare e speciale, provando anche a rispondere in merito al difficile tema del peccato e il rapporto con il male. Secondo il cantante infatti la gente viene normalmente educata con l’idea che si va «all’inferno», mentre la considerazione di Renato Zero – visto anche il rapporto proficuo con diversi sacerdoti nel corso della sua lunga carriera – rimane sul concetto per cui «se c’è la buona fede il peccato cambia strada», il peccato per lui «è di chi lo ritiene possibile».

“L’ARTISTA DEPRESSO È UN CATTIVO ESEMPIO CHE FA DANNI”: IL RAPPORTO CON IL POTERE E LA LIBERTÀ PER RENATO ZERO

«Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti… e che tutta quella tristezza, in realtà non è mai esistita»: lo cantava Renato Zero nella meravigliosa “I migliori anni della nostra vita» del lontano anno 1995. Sono passati quasi 30 anni e il 73enne originario di Via di Ripetta a Roma non nasconde una felicità rimasta ancora intatta, nonostante le sofferenze e la mancanza di una compagnia stabile nella sua vita.

«Felice? Ci provo, chi ha messo in circolo la felicità sapeva che non era una vittoria alla lotteria»: per Renato Zero dunque la felicità sono dei momenti, degli attimi, alcuni giorni, forse anni, insomma «un frullatore meraviglioso». In un altro passaggio dell’intervista a “Repubblica” infine il cantautore racconta il suo particolare rapporto con il “potere”, considerato e equiparato alla solitudine, «la cultura è potere ma se diventa opinabili allora gli squilibri appaiono evidenti». Di fronte a tanti artisti che di fronte alla musica confessano tutta la depressione e l’instabilità possibile, Renato Zero risponde per sé stesso ribadendo che se negli anni non avesse avuto “presenza” non sarebbe salito sul palco, «un artista depresso è un cattivo esempio e fa danni».







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