RIFORMA PENSIONI 2024/ Il parametro europeo che blocca nuove forme di anticipo

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni 2024, l'andamento della spesa primaria netta, dove la spesa previdenziale conta, può messere in difficoltà l'Italia

europa ue commissione 1 ansa1280 640x300 Bruxelles, la sede della Commissione Ue (Ansa)

IL PUNTO CHIAVE DEL DEF

Si sta parlando non poco del Documento di economia e finanza, anche per quel che riguarda l’assenza di scelte in tema di riforma delle pensioni. In un articolo pubblicato sul Mattino viene evidenziato che c’è un punto del Def “che lascia intendere che difficilmente potranno vedere la luce altre politiche di anticipo pensionistico. Il nuovo e unico parametro rilevante per valutare i conti pubblici che sarà preso in considerazione dall’Europa, è l’andamento della spesa primaria netta. Sarà questa a determinare l’apertura o meno, di una procedura di infrazione in futuro. E la spesa per le prestazioni sociali è quella di gran lunga superiore. All’interno di questa la parte preponderante è proprio quella pensionistica”. Il quotidiano di Napoli spiega che quindi difficilmente nella Legge di bilancio ci saranno nuove misure di flessibilità. “Semmai è più probabile che nella prossima manovra arrivi una qualche nuova stretta sulle pensioni per provare a contenere la spesa”.

LE PAROLE DI BAGNAI

In un articolo pubblicato sul Giornale dedicato alle Casse dei previdenza dei professionisti vengono riportate le dichiarazioni di Alberto Bagnai, Presidente della Bicamerale di controllo sugli enti previdenziali, seguite all’audizione del Presidente dell’Enpam Alberto Oliveti: “Vi chiedo di quale utilità possano essere delle proiezioni a 50 anni basate sul wishful thinking di istituzioni come la Bce che in tanti anni ci ha dato un’unica certezza: quella di non riuscire a mantenere il tasso di inflazione al 2%. Una analisi sommaria di alcuni bilanci tecnici evidenzia errori medi assoluti di oltre un punto su previsioni di due punti, senza alcuna analisi di sensibilità delle previsioni rispetto a errori di questo tipo”. Nell’articolo Osvaldo De Paolini auspica un controllo sugli investimenti delle casse privatizzate, ricordando che “sono più di dieci anni che si discute di un Regolamento in proposito, che i ministeri vigilanti (Mef e Lavoro) avrebbero dovuto emanare per indicare linee guida alle Casse per i loro investimenti, per metà in attività estere. Non ve n’è ancora traccia, nonostante fosse atteso per la scorsa estate”.

GLI SPAZI RISTRETTI PER LA FLESSIBILITÀ

Come noto, tra le misure di riforma delle pensioni inserite nella Legge di bilancio 2024 ci sono anche modifiche ai “paletti” per accedere alla pensione contributiva, oltre che interventi “restrittivi” sulle misure pre-esistenti come Opzione donna e Quota 103. In un articolo contenuto nell’inserto speciale del Sole 24 Ore dedicato ai 40 anni de “L’Esperto risponde”, focalizzato sulle pensioni, viene evidenziato che “tutto ciò testimonia che, almeno nel quadro attuale, i margini per addolcire i requisiti non ci sono e che ogni intervento in tale direzione deve trovare adeguata compensazione. Se questa situazione permarrà nel prossimo futuro, diventerà difficile rimettere mano al sistema previdenziale al fine di offrire maggiore flessibilità senza ulteriori oneri a carico dei lavoratori interessati. Inoltre, seppure tendenzialmente in equilibrio, il metodo di calcolo contributivo, se abbinato al sistema a ripartizione (quello utilizzato in Italia) può far poco di fronte a una crescita del numero di pensionati e una contestuale riduzione di chi lavora accompagnata, come sta avvenendo, da una contrazione dei redditi”.

LA SCELTA DA PONDERARE SUL RISCATTO DELLA LAUREA

In un articolo contenuto nell’inserto speciale del Sole 24 Ore dedicato ai 40 anni de “L’Esperto risponde” dedicato alle pensioni vengono fornite molte informazioni sul riscatto della laurea e viene ricordato che “dal momento che il riscatto può essere richiesto in qualsiasi gestione dove l’assicurato vanti almeno un contributo, la scelta deve essere effettuata alla luce di molteplici fattori: uno dei principali è quello dell’onere, considerando che i redditi imponibili maturati nella singola gestione influenzano il costo dell’operazione”. Per esempio, “per un libero professionista può essere più conveniente riscattare in una Cassa professionale, in quanto la pensione di anzianità contributiva (come nel caso dei consulenti del lavoro e dei commercialisti) ha un requisito contributivo minore rispetto a quello della pensione anticipata Inps”. Viene inoltre evidenziato che l’Inps ha chiarito che per i laureati che hanno studiato prima del 1996, “il riscatto agevolato è attivabile solo a seguito dell’opzione per il metodo contributivo o contestualmente alla richiesta di una pensione contributiva (come Opzione donna)”.

RIFORMA PENSIONI, I VANTAGGI DEL RISCATTO DELLA LAUREA

In un articolo pubblicato sul sito di Itinerari Previdenziali, Michaela Camilleri ricorda che il riscatto della laurea consente di trasformare, a titolo oneroso (con un importo che varia a seconda dell’età e della retribuzione del richiedente), “gli anni di università in anni utili al perfezionamento dei requisiti per la pensione. La facoltà è riconosciuta a patto che sia stato conseguito il diploma di laurea (o titolo equiparato): non è infatti accordata a quanti, pur avendo seguito un corso di studi universitario, non lo abbiano poi concluso. È, inoltre, necessario che nel periodo da riscattare l’interessato non sia stato contestualmente studente e lavoratore, muovendo dal presupposto che il richiedente per quel determinato periodo risulti già ‘previdenzialmente coperto’ proprio dall’attività professionale svolta”.

L’UTILITÀ DEI FONDI PENSIONE

Invece, il fondo pensione è come un salvadanaio “in cui confluiscono i versamenti contributivi dell’iscritto che vengono investiti sui mercati finanziari, nel rispetto di precise regole e secondo profili di rischio/rendimento variabili. La posizione finale dell’aderente dipenderà quindi da una serie di fattori: dall’importo complessivamente versato alla forma pensionistica complementare; dalla durata del periodo di contribuzione; dai costi sostenuti durante la partecipazione alla forma pensionistica; dai rendimenti (al netto della tassazione) ottenuti con l’investimento sui mercati di quanto versato”. Dunque, l’obiettivo della previdenza complementare è “integrare la pensione pubblica accantonando una parte dei risparmio in un’ottica di lungo periodo”.

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