Riforma pensioni 2025, la sentenza della Corte Costituzionale sugli assegni di invalidità è stata accolta positivamente dalla Cgil
RIFORMA PENSIONI 2025, LA SENTENZA DELLA CONSULTA
La Corte Costituzionale, con una sentenza di inizio mese, ha stabilito che chi si trova nel sistema pensionistico contributivo avrà diritto all’integrazione al minimo per quanto riguarda l’assegno ordinario di invalidità. Di fatto è stato dichiarato illegittimo un divieto che era stato previsto dalla riforma Dini del 1995 e che avrebbe comportato un importo parametrato ai soli contributi versati, senza possibilità di integrazione al minimo. La pronuncia della Consulta non ha effetto retroattivo ed è stata accolta con favore dalla Cgil, il cui responsabile delle politiche previdenziali Ezio Cigna ha voluto ricordare come la previdenza debba rispettare i principi costituzionali di equità, adeguatezza e solidarietà.
RIFORMA PENSIONI 2025, LE PAROLE DI CIGNA
Dal suo punto di vista, inoltre, occorre che l’Inps garantisca l’integrazione al minimo anche per altre prestazioni simili alle pensioni di invalidità, come quelle di inabilità. Inoltre, è necessario che il Governo riprenda il confronto con i sindacati sulla previdenza, anche per arrivare all’introduzione di una pensione contributiva di garanzia che non faccia trovare un domani i giovani, che pure lavorano e versano i contributi, con un assegno previdenziale di importo inadeguato rispetto alle necessità quotidiane. Soddisfazione è stata espressa anche dal patronato Inca-Cgil che ha promosso negli anni alcuni contenziosi che hanno portato poi fino alla recente pronuncia della Corte Costituzionale.
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