Roberto Da Crema, meglio noto come 'il Baffo' delle televendite, ha ripercorso la sua lunga carriera e la difficile parentesi dell'arresto nel 2003 in un'intervista al Corriere

In una lunga (lunghissima) intervista rilasciata al Corriere della Sera Roberto Da Crema ha ricordato tutta la sua lunga carriera, iniziata da un semplice aspirapolvere e arrivata fino alla figura quasi leggendaria del ‘Baffo, l’alias che lo accompagna ormai da decenni e che l’ha reso uno dei volti più noti delle televendite. “Ho piazzato 600 mila forni, 400 mila scale”, rivendica, “in tv facevo 50, 60 mila vendite al mese” e i famosi orologi Watch hanno venduto “1,7 milioni di pezzi”; ma all’alba dei 40 anni di carriere Roberto Da Crema non è ancora disposto ad appendere il Baffo al chiodo ed è proprio da uno dei suoi nuovi negozi – a Verano Brianza – che riceve il Corriere.



Ma l’origine di tutto (ricorda tornando indietro fino alla sua infanzia) lo deve a “papà Diego [che] faceva i mercati e mamma Anna [che] vendeva bottoni. Nel weekend commerciava il vino del nonno” ed è proprio lì che ha addestrato la sua faccia tosta: “Ci fermano i carabinieri, io metto su una faccia piagnona: ‘papà cerca di darci da mangiare e cerca di vendere di più, lo ha fatto solo questa volta’”, ricorda Roberto Da Crema, “ci hanno lasciato andare via”.



Ma fu la Electrolux a dare il via alla sua carriera: “Porta a porta, vendevo aspirapolvere che diventavano compressori” e ne muoveva cinque o sei al mese, salvo poi la genialata di agganciare una roulotte “alla mia Citroën Squalo e mi sono messo a battere le Feste dell’Unità. Le vendite impennano a 30-40 al mese”. Ed infine, grazie al “dottor Baronio, proprietario di Telecolor” Roberto Da Crema è arrivato anche in televisione: “Mi ha dato uno spazio televisivo [e] da 4-5 pezzi al mese sono passato a 27 in 12 minuti. Sei milioni di lire“.

Roberto Da Crema: “Dopo l’arresto non dormivo e non mangiavo, ero distrutto ma non potevo darlo a vedere”

Per quanto serena, però, la carriera di Roberto Da Crema (ormai diventato a questo punto ‘il Baffo’) non è stata tutta rose e fiori e interrogato sul momento più brutto senza pensarci un attimo risponde “senza dubbio l’arresto” nel 2003, per bancarotta fraudolenta: “Condannato con attenuanti”, ricorda, “ho scontato un anno e otto mesi con la condizionale, pagato una multa da 650 mila euro” ed oggi non ha nessun problema ad ammettere che “ho sbagliato, anche molto”. In carcere – precisamente “a San Vittore” – Roberto Da Crema racconta di aver passato “sette giorni. Piangevo continuamente. Pensavo che lì dentro sarei morto” ma poi (fortunatamente) è arrivata la scarcerazione.



Temevo mi tirassero i pomodori“, racconta ricordando che il giorno dopo era stato invitato in discoteca a Brescia da Lele Mora, ma seppur “la gente [sia] stata anche troppo affettuosa con me” confessa che “quegli anni sono stati durissimi: fuori non potevo far vedere che ero distrutto [ma] in realtà dentro morivo. Stavo sveglio la notte”, racconta come un vero e proprio fiume in piena Roberto Da Crema, “perdevo peso, pensavo solo a come avrei ritrovato la fiducia della gente” e seppure sia “credente ma non praticante” ricorda che “l’unico posto dove mi sentivo di andare era il Santuario di Caravaggio. Stavo lì ore e ore. Ci vado anche adesso. Oggi va bene – conclude – non ho mollato ma sono stato a un passo”.