Salvini: violenza giovanile e sicurezza stradale legate dalla mancanza di educazione. "Non basta potenziare le forze dell'ordine, servono genitori presenti"

“Se un ragazzo esce di casa armato, significa che qualcuno in famiglia è mancato” con questa dichiarazione tagliente, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini si è espresso sulla morte di Riccardo Claris – il 26enne ucciso a Bergamo da un diciannovenne durante una rissa tra tifosi – riaprendo il dibattito nazionale sulla crisi educativa e intrecciando la vicenda con una seconda emergenza sociale – quella della sicurezza stradale (facendo riferimento al tragico incidente avvenuto a Brindisi, in cui tre giovani hanno perso la vita) –  tema affrontato in concomitanza all’incontro tenutosi oggi alla Confcommercio di Milano.



In quest’occasione, Salvini ha definito la prevenzione degli incidenti “una priorità assoluta”, facendo notare che in Italia ogni giorno giovani perdono la vita per strada a causa di comportamenti devianti e mancanza di regole, suggerendo un filo conduttore comune: l’educazione, o meglio, la sua assenza. Ha infatti spiegato che non basta potenziare le forze dell’ordine, rimarcando quanto siano invece necessari genitori presenti e politiche pubbliche capaci di educare al rispetto delle regole, tanto quelle del codice stradale quanto quelle della convivenza civile, e nonostante i buoni risultati ottenuti dal suo codice, questo non può bastare, né può essere la soluzione a un problema ben più radicato.



Salvini su sicurezza stradale e caso di Bergamo: tra colpe individuali e responsabilità di sistema

I dati sembrano dargli ragione: nel 2024, l’Italia ha registrato il tasso di mortalità stradale under 25 più alto d’Europa (fonte Eurostat) con un +23% di incidenti notturni riconducibili ad alcol e droga e Salvini attribuisce il fenomeno non solo alla carenza di controlli, ma a un vuoto educativo e valoriale che, a suo dire, nasce tra le mura domestiche. In quel contesto ha fatto riferimento a come la distrazione sia la principale causa d’incidenti – spesso frutto di atteggiamenti spregiudicati –  e sebbene il codice riformato abbia parzialmente mitigato i danni (ad esempio l’alto numero autovelox installati nel 2024) le misure si pongono come strumenti necessari ma non sufficienti.



Nonostante le polemiche, Salvini ha annunciato quelle che ha definito “misure senza precedenti” come le telecamere installate sugli autobus, corsi obbligatori di guida sicura nelle scuole, patente a punti per i minorenni, tutte proposte che dividono: i principali oppositori controbattono sostenendo che simili interventi dovrebbero essere preceduti da investimenti sulla rete viaria, facendo notare che – ad esempio – in Lombardia il 30% della segnaletica è illeggibile e molti attraversamenti pedonali risultano invisibili di notte.

Ma nel fitto labirinto di accuse e proposte, resta una certezza: parlare di sicurezza – che sia su strada o tra giovani – significa navigare tra responsabilità individuali e doveri collettivi, una sinergia raggiungibile solo mediante la piena collaborazione tra famiglie e istituzioni.