Sandro Piccinini, telecronista per Amazon Prime Video, ha parlato dei Mondiali Qatar 2022 sulle colonne del quotidiano “La Verità”, partendo dalla vittoria dell’Argentina di Lionel Messi. La conquista della Coppa del Mondo da parte dell’ex Barcellona “toglie argomenti a quelli che finora non lo hanno considerato un super-campione perché non poteva vantare un Mondiale nel suo personale palmarès. È una grande soddisfazione per lui, la merita per quello che ci ha regalato negli ultimi 15 anni. Del resto, la sorte gli doveva qualcosa dopo la sconfitta con la Germania nel 2014”.
Paragonare Messi a Maradona è un’eresia? Sandro Piccinini ritiene che paragoni come questo siano impossibili, in quanto non c’è la controprova: “Ho seguito tutta la carriera di Messi da telecronista. Nella finale di Champions League del 2009, a Roma, l’ho definito ‘il Dio del calcio’. Pur essendo molto legato a Maradona, dico che siamo sullo stesso livello. Non ci sono i presupposti per azzardare una classifica”. E Kylian Mbappé, che a 23 anni ha tenuto in vita la Francia fino ai calci di rigore della finale iridata? “È il presente e il futuro fuoriclasse del calcio mondiale. Ha sfiorato il suo secondo mondiale a 23 anni. Parliamo di un giocatore unico, che non è scandaloso avvicinare a Ronaldo il Fenomeno”.
SANDRO PICCININI: “SONO MOLTO DELUSO DAL BRASILE, IL MAROCCO MI HA SORPRESO”
Nel prosieguo della sua analisi su “La Verità”, Sandro Piccini ha voluto sottolineare come il Brasile fosse la squadra più forte del Mondiale, anche se poi è stato eliminato: “Sono deluso dall’ingenuità, addebitabile all’allenatore, con cui i verdeoro hanno gestito i tempi supplementari nel quarto di finale perso con la Croazia. Non sono riusciti a conservare un lampo di classe di Neymar, a proposito di individualità”.
La vera sorpresa della rassegna pallonara, per Sandro Piccinini, è stata la Nazionale del Marocco, in quanto “pur avendo giocatori che tutti conosciamo, perché impegnati nei campionati europei, onestamente non mi aspettavo l’impatto che hanno avuto. Quello del Marocco è l’unico caso in cui ho visto la mano di un allenatore: ha preso consapevolezza dei limiti della propria squadra e ha saputo giocare sulle caratteristiche degli avversari”. Piedi di piombo, però, sulle prospettive pallonare del movimento africano: “Dopo la prima partita che il Camerun vinse ai Mondiali del ’90, si disse che l’Africa avrebbe dominato il mondo del calcio. E invece non è successo nulla. Sarei cauto a trarre delle conclusioni dai risultati cui abbiamo assistito in Qatar”. E le Nazionali più promettenti in chiave futura? “L’Inghilterra, che può contare su molti giovani di assoluto valore, e la Francia, sfortunata in finale”.