Nel 2017 il capitano della nave di Save the Children “Vos Hestia” mentre era in corso un salvataggio di migranti nel Mar Mediterraneo, avrebbe coperto e non sarebbe intervenuto davanti ai soprusi che uno scafista infliggeva ad alcuni rifugiati appena salvati dopo la tremenda traversata. La notizia – con tanto di foto dello scafista e dei momenti concitati a bordo della nave “Vos Hestia” – viene data oggi da Repubblica e si riferisce all’indagine della Procura di Trapani che muove accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso contro la ben nota ong internazionale.
A far scattare il tutto proprio le foto scattate di nascosto da un agente sotto copertura a bordo della scialuppa, mentre si fingeva un volontario di Save the Children: nelle immagini riportate da Rep, si nota un uomo con un tubo di ferro giallo in mano che percuote un giovane migrante mentre si ripara il volto. Il capitano della nave Marco Amato, – ricorda ancora Salvo Palazzolo su Repubblica – non diede alcuna informazione alla polizia sugli scafisti e questo fece scattare l’indagine a tutto tondo: «Ti ho detto sei mila volte che io a bordo ho altri ruoli e non quello di fare la spia o l’investigatore», diceva il capitano ad un collaboratore che evidentemente avrebbe posto il problema di quanto stavano vedendo sotto i loro occhi.
LA DENUNCIA DEI PM DI TRAPANI
Come notano i pm di Trapani che hanno posto sotto accusa la ong, Amato era il comandante di quella nave anche se non fa parte di Save the Children: la “Vox Hestia” infatti era una nave affittata dalla ong per le operazioni di salvataggio in mare aperto nell’estate del 2017. La ong internazionale si è sempre difesa respingendo le dure accuse dei procuratori ma ora sono emerse le foto e le voci “captate” dall’agente infiltrato a bordo: «Appena torna lo scemo vedo cosa vuole fare – direbbe ancora Marco Amato – altrimenti lo mando a fare in culo dicendogli: “Vedi dove te ne devi andare, vai a mangiare a casa, ti vuoi stare zitto o te ne vai siamo partiti già male”». Il riferimento è a quel collaboratore che avrebbe voluto denunciare quanto visto, ovvero uno scafista che menava i rifugiati appena salvati: «Non si è mai tirato indietro – spiega un volontario che ha conosciuto il comandante in mare a Repubblica- la priorità di tutti è stata sempre quella di salvare vite umane».
Resta però da capire perché difendere lo scafista – anzi, gli scafisti dato che pare ce ne fossero due a bordo: l’agente infiltrato ha raccontato che all’arrivo al porto di Reggio Calabria il capitano Amato gli indicò il giovane con la maglietta bianca che picchiava i migranti, poi però non venne denunciato nulla alla Guardia Costiera e solo la presenza dell’agente del Servizio Centrale Operativo a far scattare l’intera denuncia. «È evidente che Amato fosse a conoscenza di quanto commesso in pregiudizio dei migranti. Ma nessuna segnalazione è stata fatta alle autorità di polizia presenti allo sbarco, né sui giornali di bordo», raccontano la polizia nel rapporto della Procura di Trapani. Questa e altre foto verranno portate a processo nelle prossime settimane, visto che la procura ha concluso le indagini nei confronti di 21 persone che operarono fra il 2016 e il 2017 a bordo non solo di “Vos Hestia”, ma anche di “Vos Prudence” e “Iuventa”.