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Home » Hi-Tech » SCENARIO AI/ La profezia di Eliot contro i padroni degli algoritmi

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SCENARIO AI/ La profezia di Eliot contro i padroni degli algoritmi

Alberto Contri
Pubblicato 1 Giugno 2025
thomasstearns_eliot_1_web

Thomas Stearns Eliot (1888-1965) (Foto dal web)

La AI sta consegnando le persone alla loro incompetenza, comprimendo la libertà di pensiero e demolendo intere professioni. Ma non solo

Nei Cori della Rocca, pubblicati nel 1934, Thomas Stearns Eliot aveva scritto: “Gli uomini hanno abbandonato tutti gli dei tranne il potere, il denaro e la lussuria”.

A novant’anni di distanza, un occhio attento non può non constatare che le classi politiche oggi al governo nel mondo sembrano adorare innanzitutto i primi due dei, e sovente tutti e tre.


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Oramai è chiaro che tramite organizzazioni create ad hoc (WEF, IPCC, etc.) e l’inserimento di ubbidienti esecutori nei governi e nelle organizzazioni internazionali (ONU, OMS, etc.) il Deep State internazionale che guida tutto, dalla finanza alla politica (BlackRock & co.) sta portando i Paesi del mondo incontro a disastri epocali.


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Con la pandemia ci hanno provato (con grande difficoltà stanno emergendo ipotesi molto inquietanti su effetti devastanti della vaccinazione di massa), con le colossali menzogne sul riscaldamento climatico e sul ruolo della CO2 hanno distrutto un’intera industria automobilistica, promuovendo soluzioni energetiche di fatto irrealizzabili (v. Agenda 2030 e ESG).

Con la folle corsa verso lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI), questa élite sta provocando la perversa accelerazione antropologica di intere generazioni, di giovani e meno giovani.

Il fisico Marc Mezière, già direttore dell’École Normale Supérieure di Parigi, ha detto: “L’Intelligenza Artificiale non è intelligente”. Infatti siamo in presenza di una mera potenza calcolatoria, in quanto consiste in uno spettacolare impiego di risorse informatiche in grado di fare miliardi di calcoli, confrontare miliardi di dati, fornendo riposte basate sugli algoritmi di apprendimento con cui è stata addestrata.


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C’è un primo dato critico da prendere in considerazione: per portare a regime questa enorme capacità di calcolo serve una smisurata quantità di energia che già molti esperti ritengono non disponibile, se non sottraendola ad altri usi industriali e civili.

Secondo dato: i giganteschi server necessari per la suddetta potenza di calcolo richiedono anch’essi, per essere raffreddati, una immensa e non disponibile quantità d’acqua. Vicino agli stabilimenti dove sono installati, si progetta già di razionare l’acqua per uso civile, per destinarla a questa irrinunciabile opera di raffreddamento.

Ce ne sarebbe già abbastanza per proporre una pausa di riflessione. Eppure ci sono problemi ancor più gravi.

Se si pongono domande su temi controversi, ci si accorge che tutte le AI oggi sul mercato rispondono invariabilmente secondo il pensiero unico invalso negli ultimi anni su ogni tipo di medium e sulla letteratura scientifica in generale. Un po’ per una ragione meramente statistica, e un po’ in ossequio agli algoritmi di ricerca con cui sono stati costruiti i software di apprendimento.

Gli utilizzatori dell’AI nel campo tecnico-scientifico ritengono trascurabile questo problema, perché apprezzano soprattutto l’enorme velocità con cui vengono recuperati, confrontati e analizzati miliardi di dati. Curiosamente, sembrano dimenticare che gli algoritmi di apprendimento prescelti riporteranno forzatamente nei risultati il bias cognitivo introdotto all’origine.

Stupisce inoltre che un numero crescente di utilizzatori abbia una fiducia cieca in architetture hardware/software di una complessità impressionante, realizzate segretamente da Big Tech che non hanno mai brillato per trasparenza. Il che è semplicemente gravissimo, perché ne deriva che il futuro di intere professioni e della stessa cultura in generale è in mano a pochi operatori che non hanno altro obiettivo se non il denaro, e in subordine, il potere (per sé o per i loro danti causa).

C’è ancora un altro punto critico, non meno grave.

Semplicemente devastante è l’impatto dell’AI sugli studenti. Nel saggio McLuhan non abita più qui? (Bollati Boringhieri, 2017) ho proposto il tema della “costante attenzione parziale” di cui sono schiavi da anni le generazioni X, Y, Z, ma anche molti adulti, sempre più incapaci di approfondire qualsiasi argomento perché occupati in una perenne corsa a incamerare frammenti. E quindi, al massimo, a elaborare frammenti e, di conseguenza, a riprodurre frammenti.

Ecco che ora, richiesti di costruire analisi un po’ approfondite – vuoi per un tema o per una tesi – se la fanno scrivere dall’IA, molto ubbidiente nel seguire le indicazioni del linguaggio, del tono e anche delle sgrammaticature da usare perché l’elaborato appaia di origine umana.

A questo punto la frittata è fatta: soggetti strutturalmente incapaci di approfondire e riflettere potranno serenamente superare esami e concorsi, andando poi a fare danni per la loro incompetenza.

Occorre domandarsi perché le classi politiche di ogni colore si dichiarino così entusiaste di questo nuovo Moloch, approvando ogni legge in base ai suggerimenti delle lobby del settore, limitandosi al solito mantra del “purché sia al servizio dell’uomo”, quando non lo è quasi per definizione. Così hanno fatto approvando un DSA europeo che grida vendetta per il potere censorio che gli è stato attribuito, per non parlare del Green Deal e di altre follie climatico/tecnologiche.

Il problema è che le attuali classi politiche sono purtroppo assai incolte (consiglio di confrontare il cv di molti ministri con quelli dei manager ai vertici di imprese di rilievo) e quasi sempre sacrificano – anche inconsapevolmente – le logiche della competenza in omaggio agli dei del potere e del denaro. Altra spiegazione non c’è.

Un’ultima osservazione: dialogando con diverse AI mi sono sentito rispondere che alcune mie osservazioni critiche apparivano “cospirazioniste”. Così ho chiesto di specificare il significato di questa parola. Ecco la risposta: “Si considera cospirazionista tutto ciò che tende a turbare l’ordine costituito, o basandosi su dati non approvati dalla scienza ufficiale”.

Bene. Vene quindi da chiedersi: che ne sarebbe stato dei princìpi della rivoluzione francese o degli studi di Copernico, se a quei tempi fosse già in uso questo prodigio tecnologico transumanista?

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