Si attende la decisione della Fed sui tassi, mentre l'Ue studia un golden power per gli investimenti cinesi
C’è attesa per la decisione che la Federal Reserve prenderà oggi sui tassi di interesse. Non mancano pressioni sulla Banca centrale americana, a partire da quella del Presidente Trump, per un allentamento della politica monetaria.
Secondo Mario Deaglio, Professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, è difficile fare un pronostico su quella che sarà la decisione della Fed. «Possiamo, tuttavia, essere certi che Stephen Miran, nominato a settembre dalla Casa Bianca membro ad interim del board della Banca centrale, voterà a favore di un taglio dei tassi. Inoltre, il Presidente Powell, a sei mesi dalla scadenza del suo mandato, non avrà un vero e proprio potere di resistenza».
Si tratta di fattori che sembrano favorire una riduzione dei tassi.
Sì, ma non sono determinanti. Non dobbiamo trascurare comunque il fatto che la riduzione dei tassi potrebbe essere anche inferiore allo 0,25%. In questo modo si prenderebbe tempo, accontentando quanti vogliono un taglio senza, tuttavia, rischiare troppo.
Spostandoci in Europa, i Paesi dell’Ue non avrebbero un vantaggio economico dal successo delle trattative per la fine delle ostilità in Ucraina?
Sicuramente la fine delle ostilità avrebbe vantaggi economici per i Paesi europei e per le loro imprese che potrebbero essere coinvolte nella ricostruzione ucraina. Gli europei non hanno però le idee molto chiare e non sono uniti. Probabilmente se Zelensky facesse un passo indietro e lasciasse la guida del suo Paese sarebbe più facile trovare un compromesso per la pace e ci sarebbe maggior coesione europea.
Sembra intanto che Bruxelles stia studiando una sorta di golden power per evitare i rischi di investimenti cinesi che impoveriscano l’Ue sul fronte tecnologico. Cosa ne pensa?

Probabilmente questo tipo di rischio esiste, ma le situazioni alternative possono essere ancora più pericolose. Quindi, se gli investimenti si mantengono entro certi livelli e seguono le nostre regole, cioè non lasciano nelle fabbriche europee il lavoro facile per portare o mantenere la tecnologia avanzata in Cina, allora possono essere positivi. Sarà importante discutere coi cinesi, ma occorrerà del tempo.
Gli Usa potrebbero esercitare pressioni sull’Europa per evitare questi investimenti cinesi?
Anche se dovessero esercitarle, gli europei, come si è visto la settimana scorsa con la multa da 120 milioni di euro comminata a X, hanno qualche strumento per evitare troppe ingerenze. Io penso che se si vuol andare d’accordo ognuno deve essere padrone a casa propria.
Nelle scorse settimane sono arrivate diverse previsioni sull’economia italiana. Cosa ne pensa?
Nessuno spiega mai su cosa si basano questo tipo di stime che non è certamente facile realizzare. Pensiamo solo al fatto che il mese di dicembre in corso ha meno giorni lavorativi rispetto agli ultimi anni e questo ha ovviamente degli effetti nel calcolo del Pil di cui tenere conto. Non credo, comunque, che la nostra economia andrà tanto male. Il calabrone Italia riuscirà a restare in volo.
Come mai, a suo avviso, la Spagna riesce a crescere più della media europea?
Spiegazioni vere e proprie non ne ho. Credo, tuttavia, che un fattore importante sia rappresentato dall’immigrazione, prevalentemente proveniente dall’America Latina, e che riesce, quindi, a integrarsi facilmente nel tessuto sociale e produttivo spagnolo, fornendo manodopera nei settori in cui c’è bisogno e contrastando l’invecchiamento demografico della popolazione residente.
Lo spread tra Btp e Bund è sceso sotto i 70 punti base. Può migliorare ancora?
Forse sì, perché in qualche modo sui mercati internazionali si è affermata la convinzione che l’Italia può anche avere condizioni debitorie pesanti, ma è in grado di gestirle meglio di altri. Questo vuol dire che in questo momento si presta più volentieri al nostro Paese piuttosto che ad altri, come per esempio la Francia, nonostante quest’ultima abbia un rating migliore. Poi c’è una stabilità politica che indubbiamente aiuta l’Italia a essere percepita meglio dai mercati.
(Lorenzo Torrisi)
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