Guardando i dati sulla criminalità violenta l’Italia è uno dei Paesi più sicuri d’Europa. C'è un allarme sicurezza che non corrisponde alla realtà
L’Italia è davvero un Paese insicuro? I dati confermano il contrario. Nel 2024 e nei primi mesi del 2025, le statistiche ufficiali confermano un trend ormai stabile: l’Italia è uno dei Paesi più sicuri d’Europa. I dati più recenti ribadiscono quanto già emerso negli anni precedenti: il numero di reati violenti, compresi gli omicidi e le violenze sessuali, resta tra i più bassi del continente, proseguendo un calo costante che dura da decenni.
Già nel 2019, l’Italia si collocava al quarto posto in Europa per sicurezza degli abitanti, superata solo da Repubblica Ceca, Lussemburgo e Slovenia, tre Paesi piccoli e con densità abitativa inferiore. Tra i grandi Stati europei, dunque, l’Italia aveva il più basso tasso di criminalità violenta, un dato sorprendente se si considera quanto spesso si parli di emergenza sicurezza.
Il confronto con altri Paesi europei conferma ulteriormente questa realtà. Prendiamo ad esempio la Svezia, spesso descritta come un modello di civiltà e progresso. Eppure, proprio la Svezia registra uno dei tassi di stupri più alti al mondo in rapporto alla popolazione, un livello di violenza sessuale che trova riscontro solo in pochi Paesi extraeuropei come il Sudafrica o il Botswana. Questo dato dimostra che un Paese fortemente sviluppato dal punto di vista sociale può comunque presentare gravi criticità in termini di sicurezza.
Anche sul fronte della violenza contro le donne, i dati italiani risultano migliori rispetto a molti altri Paesi europei. Nel 2021, in Italia si sono registrati 0,38 omicidi di donne ogni 100.000 persone. Un dato decisamente basso, se si considera che nello stesso anno in Austria e in Irlanda il valore era pari a 0,6, in Spagna e in Danimarca era dell’1 ogni 100.000 abitanti, in Belgio arrivava a 2, mentre in Lituania si toccavano i 4,9 e addirittura 5 in Liechtenstein. Solo il Lussemburgo ha registrato una percentuale di omicidi femminili inferiore a quella italiana.
Guardando al quadro complessivo degli omicidi – che comprende sia uomini che donne – l’Italia ha conosciuto un calo storico. Nel 1991 si contavano ben 1.916 omicidi. Da allora, la cifra è scesa in modo costante: nel 1995 erano 1.000, nel 2000 erano 746, nel 2005 si contavano 601 omicidi, nel 2010 erano 526, nel 2015 si scendeva a 469 e nel 2022 il numero complessivo di omicidi era di appena 309. In poco più di trent’anni, il numero di omicidi si è ridotto di oltre l’80%, un risultato significativo che smentisce con forza l’idea di un’Italia in preda alla violenza.
Questo miglioramento si è verificato nonostante l’aumento del processo di urbanizzazione, un fattore che teoricamente dovrebbe favorire la crescita dei reati. Eppure, la tendenza è stata nettamente opposta: meno omicidi, meno crimini violenti, maggiore sicurezza.
L’impressione diffusa di vivere in un Paese pericoloso è dunque in gran parte frutto di una percezione distorta. I media, concentrandosi su episodi eclatanti di cronaca nera, contribuiscono a rafforzare l’idea di un’emergenza costante, mentre i dati statistici indicano chiaramente che l’Italia è oggi uno dei Paesi più sicuri d’Europa.
Conoscere e divulgare questi dati è fondamentale non solo per ridimensionare gli allarmismi, ma anche per permettere una discussione pubblica più razionale, fondata su elementi concreti piuttosto che su sensazioni e paure. Lontano dagli slogan e dalle semplificazioni, il quadro reale dell’Italia è quello di un Paese che ha saputo ridurre in modo significativo la violenza e migliorare, negli ultimi decenni, la qualità della vita e la sicurezza dei suoi cittadini.
Una realtà che merita di essere riconosciuta.
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