“A marzo faremo riscaldamento poi quando arriveranno in massa i vaccini si potrà fare fuoco con tutte le polveri”. Il generale Francesco Paolo Figliuolo si è mostrato deciso nella sua prima apparizione in tv, ma nelle stesse ore è arrivata una doccia fredda: uno dei vaccini, Astrazeneca, è bloccato in via precauzionale dall’Aifa. Oggi la decisione dell’Ema (European Medicines Agency)
Piano vaccini a rischio?
Di seguito abbiamo simulato il piano vaccini facendo la media con i quattro disponibili; arrotondando per difetto il periodo di immunità (che varia da prodotto a prodotto) arriviamo all’immunità di gregge realisticamente a settembre. Risulterebbe molto complesso raggiungerla entro l’estate, appunto a causa delle forniture a singhiozzo.
Il piano del governo punta a saturare tutti i siti; si vaccinerà per chiudere la partita e soprattutto per mantenere l’immunità, il vero nodo, tenendo in sicurezza il paese nel 2022.
I vaccini italiani dovrebbero garantire in una dose sola l’immunità nell’arco di 8 mesi. A settembre inoltre andranno nuovamente vaccinati i primi somministrati Pfizer di gennaio, in scadenza di immunità.
Il generale Figliuolo è convinto che l’Italia sconfiggerà il Sars-Cov-2, ma servono organizzazione ed appunto pazienza. L’asso nella manica? Il vaccino Johnson&Johnson monodose, 25 milioni di dosi di un prodotto stabile e non particolarmente complesso in fase di conservazione.
La partita si giocherà da metà aprile e sarà lunga più di un anno. Dal 15 aprile 2021 saranno possibili 500mila vaccinazioni al giorno. “Si sta capendo ora che è il momento della svolta o perderemo tutto: lo dobbiamo alle nostre radici, ai nostri anziani, sono morte 100mila persone”, ha detto Figliuolo, che si recherà di persona nelle regioni per capire sul campo e snellire il più possibile le operazioni.
La fase più delicata: il mantenimento dell’immunità
Bisogna essere chiari: a livello puramente matematico, il Sars-Cov-2 finché non sarà annullato a livello mondiale continuerà a minacciare con il proprio carico di malati gravi (il 20% degli infettati) i sistemi sanitari mondiali. Nel mentre bisogna ripartire e per farlo serve la collaborazione di tutti, liquidità per chi è costretto a stare chiuso e soprattutto efficienza nella somministrazione vaccinale.
La partita non sarà finita fino a quando l’immunità di gregge non sarà mantenuta per almeno due anni a livello macro; nel frattempo le singole nazioni potranno spezzare le catene di contagio ed eludere i focolai con il tracciamento.
Il problema del mantenimento sorge perché gli attuali vaccini non garantiscono immunità perpetua o pluriennale e pertanto ogni 6 mesi (almeno per 2 anni circa) andranno somministrati per garantire immunità di gregge e chiusura delle catene maggiori di contagio (una percentuale intorno a 90 garantisce una copertura che spezza la trasmissione e garantisce normalità almeno nel paese in cui l’obiettivo è raggiunto). I vaccini diventeranno quindi fondamentali nella loro produzione mensile che garantirà immunità continua, unica arma in grado di stoppare del tutto i contagi. La sfida della ricerca? Trovare vaccini che riescano a dare immunità pluriennale.
In conclusione, per onestà intellettuale, va detto che il 2022 sarà un anno in cui per la primavera, almeno in Italia, con un piano vaccinale così applicato si potrà avere una normalità quasi vicina al 90%; con una porzione di pianeta in sicurezza bisognerà procedere a campagne vaccinali di massa nei paesi più poveri o sarà impossibile uscirne del tutto. Il virus, per ora, non mostra segni di “decadenza naturale”, almeno con in mano i dati matematici riferiti alle varie ondate da gennaio 2020.
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