“Sinead O’Connor era distrutta dopo la morte (per suicidio, ndr) del suo amato figlio Shane”. A dirlo, sulle colonne del Daily Mail, è stato il giornalista Dave Fanning, che era un amico della cantante ed è stato anche l’ultimo a intervistarla. “L’anno successivo alla tragedia, l’ho incontrata per un caffè in un posto vicino a casa sua e sembrava stare bene. Sapevamo entrambi che non era così, ma aveva una espressione coraggiosa”.
La star irlandese è stata ritrovata priva di vita mercoledì nella sua abitazione. Per i medici le cause del decesso sembrerebbero essere naturali. La Polizia non sta dunque indagando. L’uomo, da parte sua, è consapevole della sofferenza che la cinquantaseienne stava affrontando ormai da diverso tempo. “La sua vita non era mai stata facile. Aveva i suoi demoni fin dall’infanzia. A cominciare dalle violenze psicologiche che aveva subito per mano di sua madre, Marie. Mi aveva raccontato che si divertiva a ferirla e che le diceva che non sarebbe dovuta nascere. Sinead scappò di casa a 13 anni e a 15 era in un riformatorio gestita da suore”, ha ricordato. Proprio il rapporto con la religione non è mai stato semplice. “Significava così tanto per lei che ha cercato di venire a patti con essa in modi diversi: prima ordinandosi sacerdotessa, poi diventando musulmana”.
“Sinead O’Connor era distrutta dopo morte del figlio”. Il racconto di Dave Fanning
Dave Fanning, essendone amico, ha vissuto da vicino la sofferenza di Sinead O’Connor, non soltanto dopo la morte del figlio Shane. “Nel 2007 le è stato diagnosticato un disturbo bipolare e successivamente uno stress post-traumatico, ci sono stati momenti in cui ha parlato di suicidio. Nel 2015 ha subito un’isterectomia totale che l’ha portata alla menopausa chirurgica, dopodiché ha subito un crollo totale. Cercando di trovare un’assistenza sanitaria che funzionasse, è andata a Chicago e, sebbene le abbia fatto del bene, le sue lotte sono state troppo consumanti. Quelli sono stati i peggiori cinque anni della sua vita, credo. Era un disastro in molti modi e posso dirlo perché lo direbbe lei stessa. A volte ci rideva sopra, a volte piangeva”, ha rivelato.
Il giornalista aveva iniziato un documentario sulla vita della cantante irlandese, ma la produzione si fermò proprio per il bipolarismo della protagonista, che un giorno si mostrava entusiasta e l’altro bocciava qualsiasi idea. “Il progetto è andato in pezzi a novembre del 2021. A quel punto Sinead aveva anche iniziato a soffrire di agorafobia, la paura di trovarsi in luoghi affollati. A volte non poteva uscire di casa”.