DENUNCE CHOC DAI VILLAGGI VICINO HOMS: ESECUZIONI E DEVASTAZIONI ANCHE CONTRO SIMBOLI RELIGIOSI. ECCO COSA SAPPIAMO
Non era una questione di “pessimismo” quanto si andava dicendo e pensando a scenari nefasti di guerriglia civile negli immediati giorni dopo la “liberazione” in Siria dal regime di Assad, con i ribelli jihadisti dell’HTS del neo leader Al Jolani che promettevano vendetta contro chi per decenni aveva mantenuto il potere a Damasco. Le esecuzioni di massa condotte dai ribelli nelle varie regioni di Hama, Homs, Idlib e della stessa capitale prima di Natale non si sono in realtà mai fermate, nonostante il cambio di regime e le promesse (fatte anche al mondo cristiano presente in Siria) di una nuova stagione completamente pacifica per la terra siriana: secondo quanto rivelato in queste ore da Jenan Moussa (corrispondente per Al-Alan tv in Siria e Medio Oriente (a lungo cronista sui segreti nefasti prodotti dall’ISIS durante il Califfato), sarebbero in corso nuove esecuzioni di massa nei villaggi fuori Homs.
Il reportage mostrato su X con tanto di mappe e cartine ad indicare gli spostamenti dei ribelli pro-HTS, che reggono ora il nuovo Governo provvisorio siriano, mostra diversi e preoccupanti resoconti su quanto avviene nei villaggi alawiti vicino all’importante città di Homs: «uomini armati hanno attaccato Fahel e ucciso 58 uomini», racconta la giornalista citando fonti locali. Del resto era stato lo stesso Governo delle forze ribelli jihadiste ad ammettere una vasta operazione di sicurezza contro possibili ex fedeli al dittatore sciita Bashar Al Assad, ora in esilio in Russia: le esecuzioni sarebbero cominciate lo scorso 23 gennaio, con l’ingresso di centinaia di milizie armate ad Homs e nei villaggi adiacenti. «Spari a caso, case vandalizzate e saccheggiate, esecuzioni in piazza», racconta ancora Moussa su X, sottolineando come nella furia islamista di vendetta trovano spazio anche ritorsioni contro le chiese e i villaggi cristiani. Occorre ammettere che al momento non si ha piena certezza che le milizie entrate in azione siano di HTS, anche se l’impulso e la storia recente dello jihadista Al Jolani non promettono nulla di “pacifico” per la Siria: di sicuro ci sono i morti, le violenze e le devastazioni, con una guerriglia civile che vede parte dello Stato siriano ancora diviso fortemente tra pro e contro Assad.
5/ According to witnesses, the armed men beat villagers, men, women, elderly people. Religious symbols were vandalized, homes looted. As this was going on, the Damascus-Fahel bus arrived in the village. Two men were taken off the bus and killed on the spot.
— Jenan Moussa (@jenanmoussa) January 25, 2025
LA TREGUA FRAGILE IN MEDIO ORIENTE: DA LIBANO ALLA SIRIA È TUTT’ALTRO CHE CHIUSA L’EMERGENZA…
Come ha spiegato al “Giornale” il professore residente a Londra, Arshin Adib-Moghaddam, la Siria anche dopo la liberazione da Assad rimane uno Stato “fallito” in preda alle violenze delle diverse fazioni che ancora si spartiscono il territorio lasciato dal regime. Il fondamentalismo rinnovato al potere insomma, sebbene abbia promesso accordi e cooperazione con l’Occidente, non sembra promettere su lungo termine una stabilità concreta in quell’area di Medio Oriente così vicina alle tensioni già ribollenti su Gaza, Libano e Iran.
Dopo l’incontro con Al Jolani, i vescovi cristiani presenti in Siria hanno rinnovato l’appello ad una pacificazione nazionale: specie, sottolinea a “Vatican News” il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, ha rinnovato l’appello al dialogo tra tutti i gruppi presenti nel Paese siriano, richiamando alla fraternità e ammonendo, «nessuno tocchi le Chiese in Siria». Dalla Mezzaluna curda il grido di allarme è per i sostegni e gli aiuti che devono crescere nelle prossime settimane se si vuole evitare uno scenario ancora più grave dal punto di vista sociale, specie per l’offensiva delle milizie HTS (e, in parte, dell’esercito turco) che ha preso di mira ospedali e villaggi per stanare gli ex fedeli di Assad. Lo scenario è tutt’altro che statico e soprattutto non è per nulla scontato che possa evolversi per il meglio, nonostante le rassicurazione di Al Jolani: una buona notizia arriva da USA e Ue dove si tende a “smorzare” il peso delle sanzioni, consentendo al Paese di respirare e di provare a ripartire dopo decenni di regime; se però il nuovo potere HTS dovesse permanere su posizioni così spintamente fondamentaliste, ecco che il concetto di “dalla padella alla brace” in salsa mediorientale sarebbe presto che eseguito. La fragile tregua nella Striscia di Gaza, gli scenari di guerra futuri da Israele e milizie filo-Iran – come stiamo vedendo in Cisgiordania e Libano in queste ore – e la situazione in Siria non lasciano tranquilli la comunità internazionale, pur con l’avvento dell’Amministrazione Trump che ha di sicuro favorito un’accelerata del cessaste il fuoco almeno momentaneo.