Non si arresta il massacro di alawiti in Siria: secondo gli osservatori sarebbero morte più di mille persone, in larghissima parte civili

Sale sempre di più il bilancio delle vittime dei nuovi scontri che stanno interessando l’area ad Ovest della Siria nella quale le forze armate regolari governative stanno conducendo quello che chiunque ad Occidente definisce un vero e proprio massacro degli alawiti, ovvero la minoranza etnica e religiosa di cui faceva parte l’ex presidente Bashar Assad e che a quest’ultimo sarebbe rimasta fedele anche dopo la sua deposizione: veri e propri scontri che starebbero coinvolgendo anche – per non dire soprattutto – i civili della minoranza alawita e che rischiano di interrompere quella transizione promessa dal nuovo presidente della Siria – Ahmad al-Sharaa, noto con il nome di battaglia al-Jolani – dal regime di Assad alla democrazia.



Stando ai dati che arrivano dagli osservatori internazionali, attualmente negli scontri in Siria sarebbero morte più di mille persone, delle quali 125 sono da imputare alle file governative, altre 148 ai miliziani fedeli ad Assad e quasi 800 di soli civili letteralmente rastrellati nelle loro abitazioni per la sola ragione di fare parte della minoranza etnica; mentre dal conto degli osservatori interni il bilancio delle vittime sarebbe già ben superiore a 3mila, sempre – ovviamente – in larghissima parte civili in un crescendo di violenza che rischia di compromettere l’immagine pubblica estera del nuovo governo di transizione.



Il presidente della Siria al-Jolani promette il pugno duro, ma non condanna formalmente (né conferma) il massacro degli alawiti

Attualmente, comunque, la maggior parte dei governi occidentali si è limitata a commentare la stregi in Siria condannando l’azione rivoltosa degli alawiti che sembra essere all’origine delle nuove tensioni – ovvero l’agguato di pochi giorni organizzato a Jableh nel quale sarebbero morti decine di soldati governativi -, con l’UE e il segretario di Stato americano Marco Rubio che hanno chiesto di riportare la calma e interrompere i massacri.



Al contempo, dopo aver tacito per diversi giorni, il presidente facente funzione della Siria – ovvero il già citato al-Sharaa/al-Jolani – in un discorso pubblico tenuto nella giornata di ieri da una moschea a Damasco si è limitato a confermare che ci sarebbe stata “qualche vendetta indiscriminata” nei confronti degli alawiti, relegandola – senza vere e proprie condanne – alle “sfide attese” per la transizione dal regime di Assad alla democrazia: dal conto suo intende avviare una commissione d’inchiesta che indagherà sull’accaduto, promettendo un vero e proprio pugno di ferro – usando i termini “nessuna clemenza” – contro chiunque sia “coinvolto nello spargimento di sangue di civili” che nulla avrebbe a che fare con la linea governativa.