Sarà il popolo a decidere la forma dello stato in Siria: ad assicurarlo è Mohammed al-Jolani, il leader di Hayat Tahrir al-Sham, il gruppo di ribelli che ha guidato la caduta del regime di Assad. Ne ha parlato in un’intervista esclusiva al Tg1, di cui è stata fornita un’anticipazione in vista della messa in onda della versione completa, che andrà in onda in serata. Quando gli è stato chiesto, in virtù del suo passato, come può garantire che la Siria non diventi un nuovo Stato islamico, ha risposto che la decisione sulla forma dello Stato non spetta a lui, bensì ai siriani, e neppure ai Paesi stranieri.
Questa la premessa di al-Jolani, il quale ha ribadito che attualmente c’è una fase di transizione, poi verrà indetto un congresso generale a livello nazionale. L’idea del nuovo leader siriano è di creare, nell’ambito del congresso, alcune commissioni costituzionali composte da esperti che dovranno valutare la giurisdizione della Siria e la forma statale che deve avere, poi dovrà essere chiesto al popolo di esprimere il suo giudizio.
IL FUTURO DELLA SIRIA SECONDO AL-JOLANI
Mohammed al-Jolani al Tg1 ha spiegato che poi si dovrà procedere con le elezioni politiche in Siria. A tal proposito, ha spiegato che in tal senso è importante il censimento, in quanto quasi la metà dei siriani è all’estero e la maggior parte di essi non ha alcun legame a livello giuridico con la Siria, in quanto ciò era negato dal regime di Assad.
Inoltre, ha spiegato che il regime di Assad impediva ai siriani di ottenere, ad esempio, il passaporto e altri documenti, come ciò che riguarda la nascita e le registrazioni. Al termine del censimento si potrà, quindi, procedere con le elezioni, ha chiarito l’uomo che ha guidato la ribellione in Siria sulla strada da seguire.
L’INCONTRO TRA USA E HTS A DAMASCO
Intanto tra Usa e Hayat Tahrir al-Sham ci sono stati i primi contatti: i diplomatici americani in visita a Damasco oggi hanno avuto i primi incontri ufficiali con i nuovi governanti de facto della Siria guidati da Mohammed al-Jolani e hanno discusso con l’ex affiliato di al-Qaeda il futuro della transizione politica della Siria. La visita della delegazione Usa segue i contatti avuti nei giorni scorsi con Francia e Gran Bretagna.
Ci sono diversi Paesi occidentali, a partire dagli Usa, che non hanno nascosto la soddisfazione per la caduta del regime di Assad, ma non è chiaro se il gruppo imporrà una rigida regola islamica o mostrerà flessibilità e si muoverà verso la democrazia. I ribelli siriani sono riusciti a prendere il controllo di Damasco l’8 dicembre, costringendo Assad a fuggire dopo oltre 13 anni di guerra civile e ponendo fine al dominio decennale della sua famiglia. Infatti, gli Usa aveva tagliato i rapporti diplomatici con la Siria e chiuso la loro ambasciata a Damasco nel 2012.
Nel frattempo, si stanno aprendo i canali di contatto e si sta discutendo anche della possibilità di non ritenere più terrorista tale gruppo. La Casa Bianca aveva designato al-Jolani come terrorista nel 2013, affermando che al Qaeda in Iraq lo aveva incaricato di rovesciare il governo di Assad e di instaurare la sharia in Siria. Un portavoce del Dipartimento di Stato Usa ha fatto sapere che l’incontro serve a “discutere dei principi di transizione approvati dagli Stati Uniti“. Inoltre, sono stati discussi gli “eventi regionali e dell’imperativo della lotta contro l’ISIS“.
Dopo la cacciata di Assad, gli Usa hanno delineato una serie di principi, come l’inclusività e il rispetto dei diritti delle minoranze, che vogliono siano assicurati nella transizione politica della Siria. Infatti, tra i siriani è diffuso il timore che la nuova amministrazione graviti verso un regime religioso rigido, emarginando le comunità minoritarie ed escludendo le donne dalla vita pubblica, anche perché Obaida Arnout, portavoce del governo di transizione siriano, ha dichiarato questa settimana che la “natura biologica e fisiologica” delle donne le rende inadatte a svolgere determinati incarichi governativi.