Stasera va in onda su Raitre “Io sono Sofia”, il film che racconta la storia vera di una donna di 28 anni nata maschio. Una storia che ha inizio tempo fa: durante l’adolescenza si pone domande a cui non riesce a trovare risposta. Chiusasi in se stessa per 13 anni, Sofia solo all’età di 25 anni ha capito che doveva rimettere in ordine quei pensieri che aveva represso. E tutto ciò parlando con un trans. Assalita dalla paura, trova il coraggio di esporsi, forte anche di una famiglia che l’ha supportata nel suo difficile percorso. Così si è rimessa in gioco e ha fatto nuove esperienze di vita. «La transizione mi ha ridato la vita che si era spenta tanti anni prima», ha spiegato nell’intervista rilasciata a Linkiesta. Sofia sapeva che il mondo le sarebbe stato ostile, ma ha avuto la fortuna di incontrare molte influenze positive. Nonostante ciò ha dovuto fare i conti con il disprezzo spesso riservato alle persone queer. «Venivo derisa, un tassista voleva a tutti i costi alzarmi il vestito per capire “cosa avessi”, mentre in alcune situazioni a dir poco paradossali ero accusata di possedere documenti falsi».
SOFIA, 28ENNE NATA NEL CORPO DI UN UOMO
Sono tante le incomprensioni che Sofia, protagonista del film di Silvia Luzi, ha dovuto combattere. «La parola trans spesso è carica di una serie di stigma sociali completamente infondati». Per questo la prima cosa che si fa è far capire che essere trans non vuol dire avere una malattia né è una devianza sessuale, ma soprattutto non ha niente a che fare con l’orientamento. «Trans è solo un altro modo di vivere il proprio genere sessuale». L’intervento di riassegnazione chirurgica non è il momento fondamentale di una persona trans, non è neppure scontato che ci sia. «Non è una condizione patologica ma uno stato di essere, come tanti altri». Sofia nel film si mostra dunque com’era e come è diventata, senza filtri. Offre al pubblico la sua amarezza, mostra la sua lotta quotidiana contro i nostri occhi, sempre con il sostegno della sua famiglia. «Senza il loro affetto, il loro aiuto, la loro comprensione non so se sarei arrivata qui dove sono». Sofia dunque si racconta con schiettezza e lancia un messaggio altamente educativo: «Io sono questa, io sono Sofia».