Sondaggi in Polonia: Trzaskowski al 51%, Nawrocki al 49%. Voto decisivo per riforme, giustizia e rapporti con l’Unione Europea

I sondaggi recenti, diffusi a fine maggio dagli istituti IBRiS e Ipsos, confermano una corsa presidenziale estremamente ravvicinata in Polonia in vista del secondo turno di domani, un appuntamento che si annuncia decisivo per gli equilibri politici nazionali ed entrambi gli istituti attribuiscono a Rafał Trzaskowski, esponente della Coalizione Civica, un lieve vantaggio con il 51% dei consensi, mentre Karol Nawrocki, sostenuto dal partito di destra Diritto e Giustizia (PiS), resta immediatamente dietro con il 49%, un margine davvero contenuto che rende il voto ancora aperto e imprevedibile.



Più che nei numeri, le differenze tra i due sondaggi emergono nell’andamento con IBRiS che indica una flessione di sei punti per Trzaskowski rispetto a metà maggio e un pari aumento per Nawrocki, mentre Ipsos mostra uno scenario più stabile – +1 per il primo, -1 per il secondo –mostrando una leggera crescita del consenso europeista in un contesto di equilibrio complessivo; la spaccatura dell’elettorato, d’altronde, resta visibile in quanto i grandi centri urbani continuano a preferire Trzaskowski, le aree periferiche sembrano invece confermare il sostegno al candidato di destra, rafforzando una polarizzazione che si riflette anche sul piano geografico.



Il risultato avrà – inevitabilmente – effetti diretti sul percorso delle riforme attese da Bruxelles, sul ruolo del governo guidato da Donald Tusk e sul rapporto – tutt’altro che semplice – con il presidente uscente Andrzej Duda, ancora vicino alle posizioni del PiS e spesso determinante nell’ostacolare le proposte legislative con il suo veto; il sondaggio IBRiS, commissionato da Onet, ha raccolto le opinioni di mille persone tra il 27 e il 29 maggio, nello stesso periodo anche Ipsos ha effettuato la sua rilevazione, confermando l’impressione di una sfida estremamente combattuta.



Sondaggi e Polonia: la sfida presidenziale si gioca tra riforme e dialogo con Bruxelles

I sondaggi in corso rimarcano come in Polonia l’elezione presidenziale non sia soltanto una questione strettamente formale: il capo dello Stato ha infatti poteri importanti – in primis quello di veto – che possono incidere concretamente sull’agenda politica interna, in particolare su dossier delicati come la giustizia e lo stato di diritto e dopo anni di tensioni con l’Unione Europea, la sfida si gioca anche sul piano del riavvicinamento a Bruxelles, promosso dal governo Tusk ma frenato – almeno finora – dalla permanenza di Andrzej Duda alla presidenza, figura vicina alla linea nazionalconservatrice del PiS.

In caso di vittoria di Trzaskowski, il nuovo equilibrio istituzionale potrebbe sbloccare diverse questioni irrisolte: le riforme giudiziarie avrebbero maggiori possibilità di avanzare, la magistratura potrebbe rafforzare la sua autonomia, e il percorso verso una maggiore integrazione europea – oggi rallentato – potrebbe subire un’accelerata importante ma se a prevalere fosse Nawrocki, la situazione cambierebbe poco rispetto all’attuale assetto (il candidato del PiS ha già chiarito l’intenzione di mantenere in piedi le riforme esistenti, irrigidendo la posizione del Paese sia verso l’UE che sul fronte interno).

I sondaggi più recenti mostrano, in questo senso, un clima elettorale teso ma partecipato con il recupero di Nawrocki visibile, soprattutto nelle aree più conservatrici e nelle fasce di popolazione meno entusiaste del ritorno di Tusk e un esito favorevole al PiS, in un contesto così polarizzato, l’attuale impasse politica potrebbe prolungarsi per anni, con effetti a catena su molti livelli: dai fondi europei alla stabilità istituzionale, passando per la credibilità internazionale della Polonia.

Sondaggi e politica estera: il voto polacco come scelta strategica tra Europa e sovranismo

Al di là delle dinamiche interne, i sondaggi confermano che la questione è anche di natura geopolitica: il nuovo presidente dovrà gestire – o ridefinire – il posizionamento della Polonia nel contesto europeo e nei rapporti con gli Stati Uniti, in un momento in cui l’unità dell’Occidente è messa alla prova da crisi internazionali e conflitti ancora aperti e se entrambi i candidati si dicono contrari all’aggressione russa, le loro visioni divergono sul modo di affrontare le relazioni internazionali e l’integrazione europea.

Trzaskowski appare orientato verso un rafforzamento del dialogo con Bruxelles – il suo profilo europeista, in linea con quello del governo Tusk –  punta alla cooperazione e a un allineamento più netto con le regole comunitarie, anche sul piano della giustizia e della governance democratica, Nawrocki, al contrario, guarda con maggiore interesse a un asse privilegiato con Washington, una scelta che indicherebbe una continuità con la politica estera del PiS, più scettica rispetto all’UE e spesso critica su temi come l’immigrazione, in particolare per quanto riguarda la gestione dei rifugiati ucraini.

Anche le dinamiche sociali giocano un ruolo importante in questa tornata: la retorica identitaria, spesso più presente nei discorsi del fronte sovranista, fa presa soprattutto nelle regioni meno sviluppate, dove crescono disagio economico e sfiducia verso le istituzioni e in questo conteso, i sondaggi di IBRiS e Ipsos non solo disegnano uno scenario politico spaccato in due, ma mostrano anche una campagna elettorale centrata su temi istituzionali – sicurezza, giustizia, politica estera – e con toni più moderati rispetto al passato.

La scelta di domani avrà quindi un impatto che va oltre i confini nazionali con la Polonia che, in bilico tra due modelli opposti di gestione del potere, si prepara a definire il proprio ruolo nei prossimi anni: se continuare lungo il sentiero della cooperazione europea, o proseguire su una linea più autonoma, dalle da tensioni con Bruxelles ai legami più forti con gli Stati Uniti.