La ripresa che ha fatto capolino negli ultimi mesi del 2021 potrebbe essere ostaggio nel 2022 di un’inflazione stimata al +2,9%. Che non risparmierà neppure i consumi di base del comune “carrello della spesa”. A dirlo è l’Ufficio Studi Coop sulla scorta di due survey condotte a dicembre 2021, la prima, svolta in collaborazione con Nomisma, “2022, Coming Soon – Consumer” su un campione rappresentativo della popolazione italiana e la seconda “2022, Coming Soon – Manager” sulla community di esperti del sito italiani.coop.
Secondo le due ricerche, il 2022 rappresenterà un vero banco di prova per la GDO italiana, che dopo un ottimo 2020, archiviato, anche grazie alla spinta del Covid e al conseguente irrobustimento dei consumi domestici, in crescita del 4,8% sul 2019, e dopo un 2021 chiuso in sostanziale pareggio rispetto all’anno precedente, dovrà confrontarsi un probabile rialzo dei prezzi. Stando ai i manager della food industry interpellati da Coop, ci attende, infatti, un incremento medio in questo settore superiore ai 3,5 punti percentuali, spinto da un’ondata inflattiva che, per il 63% del campione, riguarderà sicuramente tutto il 2022.
Una prospettiva certamente poco confortante, davanti alla quale gli italiani – dicono sempre gli studi di Coop – reagiranno ricorrendo a una controffensiva basata su un variegato mix di leve, tra le quali spiccano l’attenzione alle promozioni, la ricerca dei punti di vendita e dei canali più convenienti, e la riduzione degli sprechi alimentari. Ma soprattutto – dice ben il 61% dei manager della filiera – i consumatori del Bel Paese ricorreranno alla marca del distributore, considerata la soluzione capace di garantire il migliore rapporto tra qualità e prezzo.
Grazie a queste strategie anti-carovita, insomma, gli italiani cercheranno di continuare a portare in tavola i propri cibi preferiti che – dicono le due indagini -, corrispondono soprattutto a quelli del territorio, secondo la formula del 100% italiano e locale, e a quelli che assecondano il crescente trend dell’alimentazione biologica e salutista.
Va detto però anche – osservano sempre le indagini di Coop – che queste strategie non potranno presumibilmente impedire un diffuso downgrading del carrello, ovvero una riduzione degli scontrini che colpirà in modo particolare il Sud del Paese e le classi meno abbienti, segnando così una nuova ancora più consistente divaricazione dei consumi rispetto ai ceti più benestanti.
Le prime stime sull’anno invitano comunque alla prudenza: l’Ufficio Studi Coop con il supporto d’analisi di Nielsen stima infatti un andamento delle vendite totali nella grande distribuzione di poco inferiore all’1,5% in termini del valore della spesa, come effetto congiunto di una probabile riduzione dei volumi, di un più ampio incremento dei prezzi e delle scelte di ricomposizione degli acquisti effettuate dai consumatori.
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