Giovedì si è diffusa la notizia del ritrovamento di parte del tesoro degli Asburgo e del leggendario diamante "Florentiner". Parla Martino d’Austria-Este
“Quando io voglio sopportare qualcosa, riesco a farlo!”: così l’imperatrice Zita (1892-1989) rispondeva, tagliando corto, alle rimostranze di un perplesso aiutante di campo che tentava di dissuaderla dal prendere parte a una rischiosa avventura. Era l’ottobre del 1921 e l’imperatrice aveva deciso di accompagnare il marito, Carlo I (1887-1922), ultimo imperatore d’Austria e re apostolico d’Ungheria, nella spericolata impresa – poi fallita, nonostante le migliori premesse – con la quale sperava di restaurare la monarchia legittima a Budapest.
In quella circostanza, la forza d’animo e il carattere di Zita si manifestarono più che mai: pur essendo in stato interessante, pur non avendo mai volato, volle condividere con Carlo tutti i pericoli di una missione alla fine della quale si sarebbero aperte per la coppia imperiale le vie del drammatico esilio sull’isola atlantica di Madera.
Il colonnello inglese Edward Lisle Strutt, un gentleman e un soldato ben istruito, che aveva studiato a Oxford e all’università di Innsbruck – e che dopo la Grande guerra sarebbe divenuto famoso come alpinista – era stato incaricato per espressa volontà di re Giorgio V di occuparsi della sicurezza di Carlo e Zita dopo la caduta della monarchia in Austria; egli ricordava così l’imperatrice: “La prima impressione che mi fece fu quella di una forza di carattere straordinaria, mitigata da un fascino notevole”.
Di questa straordinaria forza d’animo Zita avrebbe avuto estremo bisogno per superare le grandi prove degli anni successivi alla morte del marito in giovane età, nel 1922, quando rimase sola con otto bambini. Dopo aver trovato ospitalità in Spagna e, dal 1929, in Belgio, Zita prese a tenere contatti sempre più intensi con gli ambienti monarchici che in Austria si opponevano all’annessione alla Germania nazionalsocialista.
L’assassinio del cancelliere Engelbert Dollfuß e, nel 1938, l’Anschluss, posero però fine alle speranze di chi sognava un’Austria indipendente e asburgica. Il 10 maggio 1940 l’esercito tedesco invade il Belgio e, nelle prime fasi dell’invasione, una bomba centra il castello nel quale erano ospitati gli Asburgo: provvidenzialmente Zita, la famiglia e il piccolo seguito si erano messi in salvo poco prima.
Iniziava una nuova fuga e questa volta la meta sarebbe stata l’America: alla fine di luglio, la famiglia era già riunita oltreoceano, prima negli USA e in seguito nel Québec. Nel nuovo rifugio, Zita, affiancata dal primogenito Otto (1912-2011), avrebbe continuato a occuparsi della sorte politica dell’Austria, dell’Ungheria e dei Paesi della Mitteleuropa, spendendosi anche senza tregua, soprattutto con la fine della guerra, nella raccolta di aiuti da inviare nelle terre dell’antico impero per sovvenire alle necessità delle popolazioni duramente provate.
Proprio nel caveau di una banca canadese è stata ora rinvenuta una parte molto consistente del tesoro della casa d’Austria, comprendente anche un antico e favoloso diamante noto come il Florentiner. La condizione economica della famiglia imperiale dopo la caduta della monarchia era sempre stata critica, dal momento che, in seguito al rifiuto di abdicare da parte dell’imperatore Carlo, la repubblica austriaca si era impossessata senza riguardo di tutti i beni degli Asburgo, compresi quelli privati.
Nonostante ciò, l’ultimo imperatore, in extremis, aveva cercato di mettere al sicuro in Svizzera alcuni gioielli di famiglia. Questi preziosi furono poi sempre custoditi da Zita, che li portò con sé oltreoceano, serbandone il segreto e disponendo, a quanto sembra, che due eredi maschi della famiglia ne venissero informati solo nel 2022, a un secolo dalla morte dell’ultimo imperatore.
Nel frattempo, si erano succedute le voci più diverse sulla sorte del tesoro, che è ora venuto finalmente alla luce, anche se in assenza di alcuni pezzi importanti.
Intervistato da noi al primo diffondersi della notizia, Sua Altezza l’arciduca Martino d’Austria-Este, discendente diretto dell’imperatore Carlo I – in quanto figlio dell’arciduca Robert, terzogenito di Carlo e Zita – ha così commentato la notizia: “Sulla sorte di questi gioielli c’era grande confusione: si sapeva che erano stati prelevati dalla Schatzkammer alla vigilia della caduta dell’impero, ma, da un certo momento in avanti, sembravano dispersi, o rubati, se ne erano completamente perse le tracce.
Ora non si può escludere che possa prendere avvio un contenzioso tra la repubblica austriaca e la nostra famiglia in merito alla proprietà di questo tesoro, ma va detto che per volontà dell’imperatrice Maria Teresa era stata fatta, riguardo ai beni della casa imperiale, una chiarissima divisione tra proprietà della corona e proprietà privata. Questi gioielli sono perciò privati, in maniera inequivocabile. Da ultimo, mi fa piacere che siano finalmente tornati alla luce: sono un pezzo di storia degli Asburgo ed è bello che possano essere custoditi ed esposti in Canada, un Paese che ha dato rifugio e ospitalità alla famiglia imperiale in un momento drammatico”.
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