Per chi ha visto e amato in questi anni Stranger Things l’arrivo delle ultime due puntate della quarta stagione (volume 2) è stato un evento storico da ricordare. Così in pochi giorni – gli episodi sono stati resi disponibili da Netflix il 1° luglio – è stato superato il miliardo e duecento milioni di ore di visualizzazioni, insidiando molto da vicino il record che appartiene – sembra ancora per poco – a Squid Game. A “occhio e croce”, considerate le 4 ore di durata complessiva dell’ottavo e nono episodio, stiamo parlando di una platea mondiale di circa 300 milioni di telespettatori attaccati al proprio device. A dimostrazione della forza globale delle piattaforme streaming e dell’irreversibilità dei mutamenti nei comportamenti dei consumatori.
Già alla fine del “volume 1” ci eravamo interrogati sulla complessità del lavoro degli autori, alle prese con il difficile compito di trovare un finale coerente alle tante storie intrecciate intorno alla vita del gruppo di ragazzini di Hawkins, città di fantasia nel cuore dello stato dell’Indiana. Nel corso degli anni la storia ha smesso di essere incentrata solo su Undici, la ragazza con i superpoteri, e ha fatto emergere nuove figure. Al netto dei due adulti protagonisti, la signora Joyce, interpretata magistralmente da Winona Ryder, e lo sceriffo Jim Hopper, nei cui panni troviamo David Harbour, tutti i ragazzi hanno sviluppato una propria personalità e conquistato un ruolo importante nella trama generale. In particolare quando essi – ormai cresciutelli – hanno cominciato a intrecciare storie sentimentali e a misurarsi con i problemi psicologici tipici della loro fascia di età.
Anche i luoghi fisici dove si svolge la nostra storia si sono sdoppiati più di una volta. Ora abbiamo la California, in cui hanno trovato riparo Joyce con i due figli e Undici, poi c’è la Kamchatka, dove è tenuto prigioniero Jim, infine c’è la stessa Hawkins, dove ricompare e torna a colpire in modo improvviso il mostro Vecna. Così il “primo finale” – contenuto nel “volume 1” – ha dovuto faticare non poco a seguire le vicissitudini dei numerosi protagonisti e a ricondurre a sintesi le trame del racconto. L’obiettivo era spingere i nostri ragazzi a capire il pericolo imminente e a velocizzare il ritorno a casa per preparasi allo scontro frontale con le forze del male.
La battaglia prende quasi per intero il secondo episodio di circa due ore e mezza. La tensione è altissima e le forze in campo così potenti che in più occasioni sono tornati in mente gli episodi conclusivi de Il Trono di Spade. Anche se gli autori – i fratelli Matt e Ross Duffer – ci hanno tenuto a prendere le distanze da interpretazioni di questo tipo, i punti di contatto ci sono e sono molto forti. Ad esempio, lo scontro con le forze terrificanti e apparentemente invincibili agli ordini di Vecna richiama alla mente l’epica battaglia contro il grande esercito del freddo, anche se i nostri guerrieri rimangono dei ragazzi che combattono con armi di fantasia. A tal proposito va segnalato il grande successo della colonna sonora anni ’80. In particolare ha suscitato entusiasmo Master of Puppets dei Metallica (pezzo pubblicato nel 1986 e che oggi è il più ascoltato su tutte le piattaforme), che Eddie e Dustin scelgono come performance per allontanare i pipistrelli carnivori che proteggono Vecna.
Senza voler anticipare nulla, o commettere l’errore di fare qualche spoiler, possiamo dire che il gran finale rimanda ogni conclusione alla quinta e ultima stagione, su cui gli autori sono già impegnati da tempo. L’attesa sarà inferiore a quella che – causa pandemia – abbiamo sofferto tra la terza e quarta e probabilmente sarà tutto pronto per il 2023. Quello che sembra certo è anche l’uscita di nuovi spin-off su cui Netflix ha già investito molte energie.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.