Esce oggi, giovedì 28 settembre, il film Talk To Me, una pellicola molto chiacchierata in quanto già ribattezzato il film horror più spaventoso dell’anno. Il film, come ricorda Skytg24.it, è prodotto da A24, studio che da anni è sinonimo di terrore e nel contempo di qualità, tenendo conto anche che è la casa di produzione di Everything Everywhere All at Once, trionfatore agli Oscar 2022. A dirigerlo sono gli youtuber Danny e Michael Philippou, ed è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival, registrando una serie di recensioni positive con commenti del tipo “selvaggio, “intenso” e “scioccante”.
Ma di cosa narra l’horror Talk to me? I protagonisti sono un gruppo di ragazzi, un grande classico quando si parla di film horror, che riescono ad evocare degli spiriti attraverso una mano imbalsamata, decisamente inquietante. Ovviamente una volta che richiameranno le persone dall’aldilà i giovani si ritroveranno in un vortice di terrore causato da delle forze soprannaturali, che vengono sprigionate. Quello che doveva essere un raduno fra amici, una serata di festa, si è quindi trasformato in un incubo per gli stessi, e bisognerà capire quanti riusciranno ad uscirne vivi.
TALK TO ME, ESCE OGGI L’HORROR ‘PIÙ SPAVENTOSO DELL’ANNO’: ECCO COME È NATA L’IDEA DELLA MANO
Geniale l’idea della mano: se la si stringe e si pronunciano determinate frasi, questa entrerà in contatto con un aldilà fatto appunto di terrore e misterioso. L’idea è venuta ad uno dei registi, Danny Philippou, ispirandosi ad un dramma accadutogli da giovane: “A 16 anni ho avuto un incidente d’auto: mi sono fratturato la spina dorsale e mi si è aperto un occhio. In ospedale non riuscivo a smettere di tremare: i dottori hanno alzato la temperatura, mi hanno coperto cercando di scaldarmi. Ma niente, continuavo a tremare”.
“Poi mia sorella – ha proseguito uno dei registi di Talk to me – è venuta a trovarmi, si è seduta vicino a me e mi ha stretto la mano. In quel momento ho smesso di tremare. Il potere del tocco di una persona che amo mi ha fatto uscire dallo stato di shock. Quel momento mi è rimasto impresso: nella prima stesura della sceneggiatura non sapevamo ancora cosa sarebbe stato l’oggetto da toccare. Nella seconda questa idea della mano continuava a tornare: e alla fine abbiamo scelto proprio la mano”.