Terremoto Campi Flegrei/ Mastrolorenzo (vulcanologo): “Due gli scenari ipotizzabili”

- Davide Giancristofaro Alberti

Terremoto Campi Flegrei: le parole del vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo che è stato intervistato dai microfoni del Corriere della Sera per fare un po' di chiarezza

eruzione campi flegrei evacuazione 640x300 Eruzione ai Campi Flegrei: le due aree di rischio per l'evacuazione (Sito Protezione Civile)

E’ tornata alta l’attenzione ai Campi Flegrei dopo le numerose scosse di terremoto che si sono verificate negli ultimi giorni. Nessuna è stata importante, non avendo mai superato la magnitudo 4.0 gradi sulla scala Richter, ma in ogni caso gli eventi hanno fatto tornare la paura fra i residenti locali, già provati da un 2023 decisamente pesante in tal senso. Ma come mai nella zona Flegrea si verificano spesso e volentieri questi sciami sismici? “Nei Campi Flegrei essi sono prodotti dal rilascio di stress nelle rocce derivanti dalla deformazione del suolo”, sonio le parole del vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo intervistato dai microfoni del Corriere della Sera.

Secondo Giuseppe De Natale, collega del primo, “Nell’area dei Campi Flegrei possiamo avere terremoti anche fino a magnitudo 5 – così come aveva precisato ieri anche Di Vito dell’Osservatorio Vulcanologo del Vesuvio – oltre a considerazioni teoriche ci sono le cronache storiche del periodo dell’eruzione del 1528 a dimostrarlo. Un sisma di magnitudo 5 ha una energia 33 volte maggiore di quello 4.0 avvenuto il 2 ottobre 2023 che provocò danni in via Pisciarelli”. Giuseppe Mastrolorenzo sottolinea comunque che allo stato attuale le autorità hanno dichiarato “che non ci sono evidenze di rischi imminenti, ma più correttamente dovremmo parlare di rischio permanente e difficilmente valutabile. I fenomeni vulcanici nei Campi Flegrei possono evolvere in maniera molto rapida, per cui è giusto non creare allarmismi ma nemmeno sottovalutare l’attuale situazione”.

TERREMOTO CAMPI FLEGREI, MASTROLORENZO “LO SCENARIO PEGGIORE E’ QUELLO…”

Due sono gli scenari ipotizzabili, uno ottimistico e uno invece pessimistico. Nel primo caso, precisa ancora l’esperto, ci sono dei segnali precursori che sono ben leggibili, come ad esempio “ampie modificazioni nei flussi e nella composizione delle fumarole, deformazioni del suolo in una zona precisa, concentrazioni dei sismi”, mentre nello scenario pessimistico si potrebbe verificare un evento molto più rapido “con apertura di fratture nelle rocce e risalita del magma rapida, una situazione che potrebbe evolvere anche nel giro di ore”.

Molti residenti descrivono una puzza di “uova marcio” nella zona dei Campi Flegrei, e stando all’esperto deriva “all’emissione in atmosfera di idrogeno solforato (H2S), in mancanza di variazioni fumaroliche dipende dalle condizioni meteorologiche e particolarmente dalla pressione atmosferica, dall’umidità dell’area e da direzione e velocità del vento, tutti fattori ampiamente variabili”.

TERREMOTO CAMPI FLEGREI, MASTROLORENZO E LA RESISTENZA DEGLI EDIFICI

Giuseppe Mastrolorenzo spiega che gli edifici di epoca antica sono ancora in pieni nella zona del sisma prima di tutto perchè “erano ben costruiti” ed inoltre per via del tipo di scosse che: “essendo di origine vulcanico-tettonica, di bassa profondità hanno moderata magnitudo e producono sollecitazioni prevalentemente verticali di breve durata nell’area epicentrale. Le strutture in genere resistono a questo tipo di sollecitazione”. I danni maggiori per gli edifici sono quelli causati da sollecitazioni trasversali e “questo ci consente di guardare con moderato ottimismo alla resistenza dei nostri edifici, purché siano in buono stato di manutenzione e non siano già interessati da problemi strutturali. Però occorrono verifiche perché l’accumulo degli effetti, anche minimi di migliaia di eventi sismici, alla lunga può produrre danni statici”.

Chiusura sulla durata dell’attuale fase di sollevamento, impossibile da prevedere: “Attualmente siamo quasi ai livelli massimi, prossimi a quelli dell’ epoca Romana, nell’area di Pozzuoli, mentre le zone sommerse Posillipo, Baia e Miseno, testimoniano della prevalente subsidenza delle area più esterne della Caldera”.





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