Terremoto Campi Flegrei/ Prof. Pallard “Andrebbe ridotta la popolazione in zona, un’eruzione freatica…”

- Davide Giancristofaro Alberti

Terremoto Campi Flegrei: il commento del professor Pallard, vulcanologo di fama internazionale, parlando con il Corriere della Sera sui possibili risvolti nella zona Flegrea

terremoto napoli campi flegrei pozzuoli ov ingv 640x300 Terremoto ai Campi Flegrei (screen Osservatorio Vesuviano Ingv)

Negli scorsi giorni la tv svizzera Rsi ha mandato in onda un documentario sugli effetti di una possibile eruzione in quel dei Campi Flegrei, e fra gli esperti intervistati anche Patrick Allard, direttore di ricerca dei sistemi vulcanici all’Istituto di Fisica del Globo di Parigi, già presidente dell’Iavcei (l’Associazione internazionale di Vulcanologia e di chimica della terra), considerato un vulcanologo di fama internazionale. Lo scenario ipotizzato dal documentario è stato abbastanza drastico al punto che anche l’Ingv è intervenuto, precisando: “Nessun segnale di un’eruzione imminente”. Per approfondire la questione il Corriere della Sera ha intervistato proprio Patrick Allard, che ha spiegato: “Effettivamente ho notato che è stata presentata una situazione con un tono molto drammatico. Però rispetto al mio intervento in quel documentario devo chiarire alcune cose per non creare equivoci”.

Lo scienziato sottolinea il fatto che quando si è parlato di effetti catastrofici su Napoli e le zone circostanti, ci si riferiva alle grandi eruzioni del passato, “in particolare a quella di circa 39mila anni fa della ignimbrite campana, con indice di esplosività vulcanica 7. Per quanto riguarda lo scenario futuro, l’eruzione attesa – non sappiamo quando, ma non a breve – dovrebbe essere paragonabile a quella del 1538 con cui si innalzò il Monte Nuovo, a livello di indice di esplosività è 2, una eruzione contenuta”.

TERREMOTO CAMPI FLEGREI, PALLARD: “ANCHE UN’ERUZIONE LIMITATA…”

Secondo Pallard anche un’eruzione limitata potrebbe comunque creare dei “problemi enormi vista la densità di abitanti nella caldera, parliamo di circa mezzo milione di persone. Inoltre anche in questo caso ci sarebbe un impatto sulla città di Napoli”. Stando al vulcanologo il capoluogo campano sarebbe raggiunto dalla ricaduta di ceneri e gas vulcanici, sia a causa della direzione del vento sia per l’altezza possibile della colonna eruttiva “che può trasportare frammenti di magma, cenere e lapilli. Però parliamo di un evento piccolo, soprattutto al momento non vi sono evidenze di risalita del magma”.

Più specificatamente sul bradisismo ai Campi Flegrei invece il prof Pallard specifica che il vulcano in zona è quello più sorvegliato al mondo con strumenti modernissimi e 120 persone esperte che lo stanno monitorando: “Dal 2005 il sollevamento del suolo avviene in maniera meno brutale del passato, ma più continua, con aumento delle emissioni gassose e un po’ delle temperature delle fumarole, inoltre come sappiamo aumenta l’attività sismica anche se rimane ancora confinata entro magnitudo 4 circa. Questi segnali indicano che c’è rilascio di energia ma non necessariamente associata al movimento di magma”.

TERREMOTO CAMPI FLEGREI, PALLARD: “72 ORE PER EVACUARE LA ZONA…”

C’è però un aspetto su cui si concentra il vulcanologo: “I vari periodi di bradisismo a partire dall’84, potrebbero modificare le proprietà fisiche delle rocce e quindi più facilmente fratturandole. Una situazione che un giorno potrebbe facilitare la risalita del magma”. Secondo l’esperto il rischio più concreto è quello di una esplosione freatica, ovvero una eruzione che avviene ad un livello superficiale, senza coinvolgere il magma, e che potrebbe essere pericolosa in quanto causerebbe “ondate di calore, gas, blocchi di pietra”.

Le eruzioni freatiche sono “molto complicate, difficili da prevedere, in genere hanno origine molto superficiale e hanno pochi precursori. In commissione Grandi rischi siamo stati tutti d’accordo che rappresentano il pericolo maggiore per i Campi Flegrei, anche perché non sappiamo dove potrebbe arrivare e in ogni caso siamo in un’area molto popolata”. Per Pallard 72 ore di tempo, quelle necessarie per evacuare la zona, potrebbero non bastare: “La soluzione migliore sarebbe ridurre drasticamente la presenza dell’uomo in quella zona, ma questa è una scelta della politica”.





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